venerdì 15 agosto 2014

La Notte del Mistero: Le Indagini Segrete di Gabriele D'Annunzio


La Notte del Mistero: Le Indagini Segrete di Gabriele D'Annunzio



Descrizione prodotto
Sinossi
A Castiglion della Pescaia, in Toscana, Eleonora Danieli incontra una sua antica fiamma, Adriana Aldrovandi, che le chiede aiuto per risolvere un intricato caso che riguarda l’uomo che intende sposare. Un uomo che ha due madri e che intende scoprire chi delle due è la sua vera madre. Come sempre Eleonora si rivolge al suo amante e maestro di vita Gabriele D’Annunzio che accetta il caso e quando pone le sue condizioni a Adriana Aldrovandi si sente rispondere: — Non ho alcun problema a darmi a voi. Non sarete ne il primo ne l’ultimo con il quale tradirò il mio futuro marito. Solo mi avrete alle mie condizioni, che vi detterò quando sarà il momento.
E l’aspetta una sorpresa che non si aspettava. Il prezzo dell'eBook si riferisce alle sole 50 pagine del romanzo breve La Notte del Mistero. Romanzo per adulti.

Estratto da La Notte del Mistero


Non si sarebbe fermata a lungo a Castiglione della Pescaia. Quella piccola cittadina toscana racchiusa dal mare e dai boschi le comunicava un senso di dolce malinconia che le faceva bene.
Malinconia dettata dalla lontananza da Gabriele e dalla recente avventura erotico-sentimentale che si era concessa con un ragazzo più giovane di lei. Avevo avuto la rara fortuna di intraprendere una breve relazione libera da coinvolgimenti affettivi e da qualsiasi illusione, e la coscienza di aver chiuso un breve capitolo della sua vita le procurava un'appagante sensazione di sicurezza. Aveva cercato il piacere fisico e l’aveva ottenuto. Aveva cercato una riprova del suo fascino e l’aveva ottenuta.
Quella mattina tutto era quieto e immobile. Solo le nuvole bianche si muovevano pigramente e il vento alitava così alto che nemmeno il mare e gli alberi facevano rumore. Intorno a lei regnava una solitudine profonda, che avvertiva sempre, anche quando si trovava in mezzo alla gente, in albergo, al passeggio.
Eleonora si guardò intorno. Alla sua sinistra una riva dolce e verdeggiante. Alla sua destra, semplici villette con giardino. Dietro le villette la strada Eleonora e stretta, e a lato della strada il bosco che, inerpicando dolcemente, si estendeva fino alla campagna per finire laggiù dove il sole, con i raggi indorati del tramonto, accendeva di luce giallastra il paesaggio.
Le piaceva stare lungo la spiaggia o sulla terrazza dell’albergo. Quel giorno, al contrario, si era distesa sotto dei faggi secolari e aspirava con voluttà l’afa mattutina che gravava sui rami. Indossava il costume da bagno, ma a differenza delle altre donne, il cui costume era formato da un vestito che copriva dalle spalle alle ginocchia ed un pantalone che scendeva fino alle caviglie, ella non indossava il pantalone per cui i suoi snelli polpacci erano esposti ai raggi del sole e costituivano quasi uno scandalo per i benpensanti della piccola cittadina.
Aveva scelto un luogo appartato e di tanto in tanto le giungevano all'orecchio i passi vicini di persone che attraversavano il bosco. Lei non le vedeva, preferendo rimanere immobile, lo sguardo immerso nel cielo. Inoltre l'assoluto silenzio che la circondava attutiva qualsiasi rumore che immediatamente perdeva di intensità. Se chiudeva gli occhi e subito li riapriva era come se si destasse dalla lunga notte d’amore appena trascorsa. Era come se facesse parte della natura, in quella infinita quiete che aveva intorno.
Improvvisamente quella quiete si ruppe. D’un tratto tutto le sembrò diverso. Dei giovani avevano fatto irruzione nel bosco e le loro voci si levavano alte e sonore. Contrariata di quella intrusione, decise di recarsi alla spiaggia. L’incanto era oramai rotto e la vita intorno a lei aveva ripreso i suoi rumori.
E fu verso mezzogiorno che incontrò Adriana. Se ne stava seduta su una panchina e di tanto in tanto faceva vagare lo sguardo alla ricerca di qualcosa di inconsueto. Sul molo, una donna che avanzava verso di lei attrasse la sua attenzione. Era troppo lontana perché potesse distinguerne i lineamenti, ma il suo corpo giovane e slanciato, straordinariamente flessuoso, le fece pensare a qualcosa di familiare. Solo quando fu a dieci passi da lei si alzò di scatto e le andò incontro.
Adriana!
Eleonora!
Poi tacquero entrambe, prese una dall’ammirazione dell’altra. Erano passati dieci anni dall’ultima volta che si erano viste. Erano entrambe all’ultimo anno delle Superiori ed erano amanti.
Eleonora nel guardare la sua amica si disse che non aveva perso nulla del suo fascino sottile ed ammaliante. Forse era anche più bella. E ancora una volta si sorprese a pensare a quelle labbra dalla curva trasparente e gonfie di sangue rosato.
Quante volte si era abbeverata ad esse? Mai abbastanza ed anche in quel momento sentì l’impulso di baciarla, di stringerla a se. Il ricordo della bellezza della lunga schiena flessuosa, dell’impudicizia delle natiche soffici e attraenti, del ventre concavo reso splendente da un vello folto e nero come la notte, delle cosce affusolate, delle fossette nelle ginocchia, dei polpacci snelli da atleta, delle caviglie sottili, tutto riaccendeva il suo desiderio.
Adriana era l’unica donna che aveva amato. Era l’unica donna che era stata capace di accendere il suo desiderio. Eleonora non si considerava lesbica, non aveva particolare inclinazione verso le donne, al contrario si meravigliava di quell’unica eccezione della sua vita.
Sapeva che non le avrebbe fatto schifo andare a letto con un’altra donna, forse ne avrebbe ricavato anche piacere, ma le mancava qualsiasi impulso a cedere a simili tentazioni. E, non le erano mancate le occasioni.
Dieci anni, — disse
Dieci anni, — ripetè Adriana.
Sei sposata?
No, ma ancora per poco. E tu?
Io sì, ma è come se non lo fossi. Poi ti racconterò.
La guardò per un attimo e l’occhiata sfacciata di Adriana sembrò dirle:
Hai ancora voglia di me?
Eleonora si sentì cogliere da una sensazione di inquietudine e turbamento e le sembrò inconcepibile che quel desiderio non si fosse assopito con gli anni, ma d’altronde certe cose non si possano dimenticare con tanta facilità.
Solo allora si rese conto che da tanto tempo non aveva più ripensato a quell'episodio di dieci anni prima, che quasi le sembrava di non averlo mai vissuto.
La campana di una lontana chiesa annunciò che era l’una, l’ora del pranzo.
Adriana disse:
Devo andare, ma ti verrò a trovare. Dove alloggi?
Eleonora le disse il nome dell’albergo e rimase sorpresa quando l’amica disse, come se non avesse aspettato altro:
Addio.
Le si avvicinò, la baciò leggermente sulle labbra, le sfiorò, volontariamente o meno, la punta di un seno e se ne andò senza voltarsi.
Eleonora, nell’attesa dell’incontro, camminò tutto il pomeriggio e tutta la sera sul lungomare, ma Adriana non si fece viva. Che fosse già ripartita? Era probabile. Già allora, dieci anni prima, era una ragazza impossibile. Si ricordava che la faceva soffrire di gelosia. Non le nascondeva la sue avventure sia maschili che femminili.
Per tutta la strada non aveva fatto altro che ripensare a quel periodo. E ogni immagine riaffiorava, nitida, alla memoria. La rivedeva mentre, terminata la scuola, passava davanti a lei e la salutava strizzandole l’occhio come per dire: oggi ci incontreremo.
E si ritrovavano in una vecchia casa abbandonata, dove su un vecchio divano facevano all’amore. Era sempre Adriana a spogliarla. In un rito quasi immutabile. Le slacciava la camicetta, le accarezzava i seni nudi, entrambe non indossavano il reggiseno in atto di sfida verso le loro altre compagne che le ritenevano indecenti, poi le slacciava la gonna e le calava le mutandine che subito portava al naso esclamando: che buon odore.
Adriana si spogliava da sola. Amava farsi ammirare e i gesti che compiva erano sempre lenti e pieni di sensualità. Solo quando erano entrambe nude si baciavano con passione, seno contro seno, le mani ancorate alle rispettive natiche.
Baci che duravano ore, accompagnati dalle scambievoli carezze ai loro sessi in un estasi continua, ininterrotta. Eleonora doveva ammettere che mai uomo le aveva dato tanto piacere quanto ne aveva ricevuto da Adriana.
Ed ogni istante e ogni particolare di quell'anno della sua vita riemergeva alla sua memoria, soffuso di una insolita e malinconica bellezza. Anche il ricordo più insignificante la inteneriva ancora profondamente, quasi che da solo significasse tutta la sua giovinezza. Forse quei giorni non sarebbero più riemersi dalle tenebre dell'oblio se quell’incontro improvviso non li avesse accesi di nuova luce.
Solo dopo due giorni Adriana si fece viva. E ancora una volta, come un tempo, divisero la dolcezza dell’epidermide, il calore dei loro corpi, la tenerezza dei seni, il confondersi dei velli, l’avidità delle mani voraci, gli interminabili baci osceni.
E come un tempo il piacere divampò mentre mescolavano le loro salive, mentre respiravano ognuna il fiato dell’altra, mentre si inarcavano in orgasmi che non avevano mai fine. Tre giorni e tre notti stettero rinchiuse nella stanza di Eleonora, insaziabili nella loro ingordigia di recuperare il tempo perduto.
Poi, improvvisamente venne la calma e parlarono. E fu allora che Adriana chiese l’aiuto della sua amica.

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