La Notte del Mistero: Le Indagini Segrete di Gabriele D'Annunzio
Descrizione
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Sinossi
A Castiglion della
Pescaia, in Toscana, Eleonora Danieli incontra una sua antica
fiamma, Adriana Aldrovandi, che le chiede aiuto per risolvere un intricato
caso che riguarda l’uomo che intende sposare. Un uomo che ha due
madri e che intende scoprire chi delle due è la sua vera madre. Come
sempre Eleonora si rivolge al suo amante e maestro di vita Gabriele
D’Annunzio che accetta il caso e quando pone le sue condizioni a Adriana
Aldrovandi si sente rispondere: — Non
ho alcun problema a darmi a voi. Non sarete ne il primo ne l’ultimo con il
quale tradirò il mio futuro marito. Solo mi avrete alle mie condizioni, che vi
detterò quando sarà il momento.
E l’aspetta una sorpresa
che non si aspettava. Il prezzo dell'eBook si riferisce alle sole 50 pagine
del romanzo breve La Notte del Mistero. Romanzo per adulti.
Estratto da La Notte del Mistero
Non si sarebbe fermata a lungo a Castiglione della
Pescaia. Quella piccola cittadina toscana racchiusa dal mare e dai
boschi le comunicava un senso di dolce malinconia che le faceva bene.
Malinconia dettata dalla lontananza da Gabriele e
dalla recente avventura erotico-sentimentale che si era concessa con un ragazzo
più giovane di lei. Avevo avuto la rara fortuna di intraprendere una breve
relazione libera da coinvolgimenti affettivi e da qualsiasi illusione, e la
coscienza di aver chiuso un breve capitolo della sua vita le procurava
un'appagante sensazione di sicurezza. Aveva cercato il piacere fisico e l’aveva
ottenuto. Aveva cercato una riprova del suo fascino e l’aveva ottenuta.
Quella mattina tutto era quieto e immobile. Solo le nuvole
bianche si muovevano pigramente e il vento alitava così alto che nemmeno il
mare e gli alberi facevano rumore. Intorno a lei regnava una solitudine
profonda, che avvertiva sempre, anche quando si trovava in mezzo alla gente, in
albergo, al passeggio.
Eleonora si guardò intorno. Alla sua sinistra una
riva dolce e verdeggiante. Alla sua destra, semplici villette con giardino.
Dietro le villette la strada Eleonora e stretta, e a lato della strada il bosco
che, inerpicando dolcemente, si estendeva fino alla campagna per finire laggiù
dove il sole, con i raggi indorati del tramonto, accendeva di luce giallastra
il paesaggio.
Le piaceva stare lungo la spiaggia o sulla terrazza
dell’albergo. Quel giorno, al contrario, si era distesa sotto dei faggi
secolari e aspirava con voluttà l’afa mattutina che gravava sui rami. Indossava
il costume da bagno, ma a differenza delle altre donne, il cui costume era
formato da un vestito che copriva dalle spalle alle ginocchia ed un pantalone
che scendeva fino alle caviglie, ella non indossava il pantalone per cui i suoi
snelli polpacci erano esposti ai raggi del sole e costituivano quasi uno
scandalo per i benpensanti della piccola cittadina.
Aveva scelto un luogo appartato e di tanto in tanto le
giungevano all'orecchio i passi vicini di persone che attraversavano il bosco.
Lei non le vedeva, preferendo rimanere immobile, lo sguardo immerso nel cielo.
Inoltre l'assoluto silenzio che la circondava attutiva qualsiasi rumore che
immediatamente perdeva di intensità. Se chiudeva gli occhi e subito li riapriva
era come se si destasse dalla lunga notte d’amore appena trascorsa. Era come se
facesse parte della natura, in quella infinita quiete che aveva intorno.
Improvvisamente quella quiete si ruppe. D’un tratto tutto le
sembrò diverso. Dei giovani avevano fatto irruzione nel bosco e le loro
voci si levavano alte e sonore. Contrariata di quella intrusione, decise di
recarsi alla spiaggia. L’incanto era oramai rotto e la vita intorno a lei aveva
ripreso i suoi rumori.
E fu verso mezzogiorno che incontrò Adriana. Se ne
stava seduta su una panchina e di tanto in tanto faceva vagare lo sguardo alla
ricerca di qualcosa di inconsueto. Sul molo, una donna che avanzava verso di
lei attrasse la sua attenzione. Era troppo lontana perché potesse distinguerne
i lineamenti, ma il suo corpo giovane e slanciato, straordinariamente
flessuoso, le fece pensare a qualcosa di familiare. Solo quando fu a dieci
passi da lei si alzò di scatto e le andò incontro.
— Adriana!
— Eleonora!
Poi tacquero entrambe, prese una dall’ammirazione
dell’altra. Erano passati dieci anni dall’ultima volta che si erano viste.
Erano entrambe all’ultimo anno delle Superiori ed erano amanti.
Eleonora nel guardare la sua amica si disse
che non aveva perso nulla del suo fascino sottile ed ammaliante. Forse era
anche più bella. E ancora una volta si sorprese a pensare a quelle labbra dalla
curva trasparente e gonfie di sangue rosato.
Quante volte si era abbeverata ad esse? Mai abbastanza ed
anche in quel momento sentì l’impulso di baciarla, di stringerla a se. Il
ricordo della bellezza della lunga schiena flessuosa, dell’impudicizia delle
natiche soffici e attraenti, del ventre concavo reso splendente da un vello
folto e nero come la notte, delle cosce affusolate, delle fossette nelle
ginocchia, dei polpacci snelli da atleta, delle caviglie sottili, tutto
riaccendeva il suo desiderio.
Adriana era l’unica donna che aveva amato. Era
l’unica donna che era stata capace di accendere il suo desiderio. Eleonora
non si considerava lesbica, non aveva particolare inclinazione verso le donne,
al contrario si meravigliava di quell’unica eccezione della sua vita.
Sapeva che non le avrebbe fatto schifo andare a letto con
un’altra donna, forse ne avrebbe ricavato anche piacere, ma le mancava
qualsiasi impulso a cedere a simili tentazioni. E, non le erano mancate le
occasioni.
— Dieci anni, —
disse
— Dieci anni, —
ripetè Adriana.
— Sei sposata?
— No, ma ancora per
poco. E tu?
— Io sì, ma è come se
non lo fossi. Poi ti racconterò.
La guardò per un attimo e l’occhiata sfacciata di Adriana
sembrò dirle:
— Hai ancora voglia di
me?
Eleonora si sentì cogliere da una sensazione di
inquietudine e turbamento e le sembrò inconcepibile che quel desiderio non si
fosse assopito con gli anni, ma d’altronde certe cose non si possano
dimenticare con tanta facilità.
Solo allora si rese conto che da tanto tempo non aveva più
ripensato a quell'episodio di dieci anni prima, che quasi le sembrava di non
averlo mai vissuto.
La campana di una lontana chiesa annunciò che era l’una,
l’ora del pranzo.
Adriana disse:
— Devo andare, ma ti
verrò a trovare. Dove alloggi?
Eleonora le disse il nome dell’albergo e rimase
sorpresa quando l’amica disse, come se non avesse aspettato altro:
— Addio.
Le si avvicinò, la baciò leggermente sulle labbra, le
sfiorò, volontariamente o meno, la punta di un seno e se ne andò senza
voltarsi.
Eleonora, nell’attesa dell’incontro, camminò tutto il
pomeriggio e tutta la sera sul lungomare, ma Adriana non si fece viva.
Che fosse già ripartita? Era probabile. Già allora, dieci anni prima, era una ragazza
impossibile. Si ricordava che la faceva soffrire di gelosia. Non le nascondeva
la sue avventure sia maschili che femminili.
Per tutta la strada non aveva fatto altro che ripensare a
quel periodo. E ogni immagine riaffiorava, nitida, alla memoria. La rivedeva
mentre, terminata la scuola, passava davanti a lei e la salutava strizzandole
l’occhio come per dire: oggi ci
incontreremo.
E si ritrovavano in una vecchia casa abbandonata, dove su un
vecchio divano facevano all’amore. Era sempre Adriana a spogliarla. In
un rito quasi immutabile. Le slacciava la camicetta, le accarezzava i seni
nudi, entrambe non indossavano il reggiseno in atto di sfida verso le loro
altre compagne che le ritenevano indecenti, poi le slacciava la gonna e le
calava le mutandine che subito portava al naso esclamando: che buon odore.
Adriana si spogliava da sola. Amava farsi ammirare e
i gesti che compiva erano sempre lenti e pieni di sensualità. Solo quando erano
entrambe nude si baciavano con passione, seno contro seno, le mani ancorate
alle rispettive natiche.
Baci che duravano ore, accompagnati dalle scambievoli
carezze ai loro sessi in un estasi continua, ininterrotta. Eleonora
doveva ammettere che mai uomo le aveva dato tanto piacere quanto ne
aveva ricevuto da Adriana.
Ed ogni istante e ogni particolare di quell'anno della sua
vita riemergeva alla sua memoria, soffuso di una insolita e malinconica
bellezza. Anche il ricordo più insignificante la inteneriva ancora profondamente,
quasi che da solo significasse tutta la sua giovinezza. Forse quei giorni non
sarebbero più riemersi dalle tenebre dell'oblio se quell’incontro improvviso
non li avesse accesi di nuova luce.
Solo dopo due giorni Adriana si fece viva. E ancora
una volta, come un tempo, divisero la dolcezza dell’epidermide, il calore dei
loro corpi, la tenerezza dei seni, il confondersi dei velli, l’avidità delle
mani voraci, gli interminabili baci osceni.
E come un tempo il piacere divampò mentre mescolavano le
loro salive, mentre respiravano ognuna il fiato dell’altra, mentre si
inarcavano in orgasmi che non avevano mai fine. Tre giorni e tre notti stettero
rinchiuse nella stanza di Eleonora, insaziabili nella loro ingordigia di
recuperare il tempo perduto.
Poi, improvvisamente venne la calma e parlarono. E fu allora
che Adriana chiese l’aiuto della sua amica.
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