venerdì 15 agosto 2014

Negli Oscuri Meandri del Castello di Giovanni Finnemore

Negli Oscuri Meandri del Castello di Giovanni Finnemore

Su una storia di truffe e di imbrogli si dipana una storia d’amore e di caccia ad un farabutto. A contorno della storia un Castello pieno di mistero e di passaggi segreti.
I protagonisti della storia sono: la bella Aurore Levinge, suo marito, creduto morto, Richard, un suo vecchio amico e spasimante, ed un implacabile poliziotto, l’Ispettore Withers di Scotland Yard.
A fare da contorno la campagna inglese con i suoi boschi e le sue brughiere.







Estratto da Negli Oscuri Meandri del Castello


Il luogotenente e comandante Richard Villiers, dopo quattro anni di dimora in Cina, giungeva davanti alla casa di Sprìngmeads e saliva i pochi gradini. Questa casa apparteneva a sua zia; ma fin dalla sua infanzia la considerava come sua.
Dopo aver girato l'enorme maniglia della massiccia porta, entrò nella hall. Al primo giungere non vide nessuno. Il vasto ambiente, le cui pareti erano coperte di tavole di quercia fatta scura dagli anni, sotto la luce di quel caldo pomeriggio autunnale, pareva buio. Un fuoco composto di grossa legna scoppiettava nel gigantesco e profondo camino, gettando sprazzi di luce rossa sulle vecchie armature e sui trofei d'armi appesi lungo le pareti.
Il robusto e abbronzato giovane ufficiale di marina attraversò la vasta hall, passando silenzioso sul morbido e fìtto tappeto che copriva il pavimento, e giunse davanti al camino.
Una giovane e bella signora di ventun'anni, dai capelli e dagli occhi neri, le guance rosse come chi non teme vento, ne intemperie, stava seduta in un angolo sotto la cappa dell'ampio camino, con un libro semichiuso sulle ginocchia, lo sguardo fìsso sulla fiamma viva. Villiers si avvicinò alla giovane. Essa alzò gli occhi, trasalì e si alzò in piedi, quando alia luce del fuoco lo ebbe riconosciuto.
— Voi! — gridò. — Come mai, Richard! Voi cadete dalle nuvole! Non vi aspettavamo che domani.
— La nave giunse in anticipo, — mormorò Villiers, mentre le prendeva la mano e gliela stringeva. — Approdammo ieri sera, e stamattina eccomi qui. Come state, Aurore?
— Benissimo, — rispose, — e voi ditemi come state, dopo così lungo soggiorno all'estero? Ben giunto a casa vostra! Come siete modesto e tranquillo dopo una così lunga assenza? Non anima viva venne ad incontrarvi.
— Nessun benvenuto potrebbe tornarmi più gradito del vostro, — disse il giovane tranquillamente, mentre ella si rimetteva a sedere, ed egli allungava le sue lunghe gambe davanti al fuoco.
Poi si misero a chiacchierare tranquillamente degli anni passati, dei loro vecchi amici, parlando di mille cose, tranne di quello che stava nella mente del giovane ufficiale. Ad un tratto, questi vide per la prima volta luccicare nella mano sinistra della sua compagna un liscio cerchio d'oro: l'anello nuziale; nelle sue mani che teneva incrociate in grembo non si scorgeva altro ornamento. Ella non fece la minima allusione al suo matrimonio, per cui Richard rispettò il suo silenzio e non aprì bocca su quel soggetto.
Aurore era assai cambiata, lo vide fin dal primo momento. Ella era più calma, più tranquilla, sicura di sé: gli occhi non ridevano più di quella gaiezza comunicativa. Ma egli preferiva mille volte la donna alla spensierata fanciulla di diciassette anni, che aveva salutato quattro anni prima.
— Da quanto pare in casa non vi sono ospiti. — disse Richard.
— La casa ne è rigurgitante, — rispose essa. — Voi siete entrato nella hall proprio nell'unica mezz'ora della giornata in cui è deserta. Il colonnello è fuori alla testa dei cacciatori seguito da molte signore. Le altre sono andate a fare una passeggiata parte a piedi, parte in vettura, e parte sono tuttora nelle loro camere. Le apparenze ingannano, in questo momento.
— Sì, a quanto pare, — rispose Richard, ridendo. — La casa aveva un'aria così tranquilla quando entrai!
In quel momento la porta della hall si spalancò e un uomo alto e robusto, in calzoni corti, con un fucile in mano, entrò e si avvicinò al fuoco.
— Non vi ho vista fuori, signora Levinge, — disse rivolgendosi a Aurore, — e siccome il tempo mi pareva lungo, sono ritornato indietro.
— Avete visto lady Anna, maggiore Walford? — domandò Aurore.
— Sarà qui a momenti, — rispose il maggiore.
Ciò udendo, Richard si alzò ed andò ad incontrare la zia, la quale scendeva appunto di carrozza quando Richard aprì la porta.
— Voi qui, Dick, figlio mio! — esclamò. — Siete di già giunto! — e senza badare alla folla di gente che era entrata con lei, lo prese nelle sue braccia e lo strinse come un bambino.
Lady Anna era una donna di cinquantacinque anni, alta, forte, rossa in viso, e con un portamento da calma e perfetta gentildonna. Ma alla vista di quell'unico suo parente, del ragazzo a cui aveva fatto da madre fin da quando egli aveva tre anni, mise da parte la sua dignità e lo abbracciò calorosamente.
In quel momento, un gruppo di ospiti scendeva le scale, alcuni conoscevano Villiers. Essi gli si affollarono attorno, rallegrandosi vivamente del suo ritorno.
Dopo il pranzo, quando Richard entrò nel salone, il suo primo sguardo fu in cerca di Aurore. Essa stava in mezzo a uno sciame di signore, ospiti della casa. Egli si avvicinò al gruppo e si sedette, aspettando il momento opportuno di raggiungerla sola. Egli aveva da dire molte cose non frivole a Aurore.
Benché sapesse signoreggiarsi, egli aveva però provato una grande impressione, quel giorno, vedendola seduta accanto al fuoco, come l'aveva vista nella hall tante volte nel passato, quando giudicandola troppo giovane, le aveva taciuto il profondo affetto che nutriva per lei. La speranza di trovare Aurore a Springmeads era stata la molla che lo aveva spinto ad affrettare il suo ritorno in patria.
Egli guardò attorno il ben noto salone, con il piacere che si prova nel rivedere ogni cosa alla quale si è affezionati. Strano e curioso davvero quel salone: altissimo di volta, con le alte e strette finestre. Evidentemente quella sala una volta, molti anni addietro, era stata la cappella dove la famiglia abitante allora la casa si raccoglieva per assistere alle funzioni religiose che vi venivano uffìciate in segreto.
La casa di Springmeads era stata costruita fra il 1589 ed il 1595, come era ricordato in goffe ed ingenue figure sulla lapide sopra la porta della hall. Erano quelli i tempi in cui Elisabetta ed i suoi ministri perseguitavano crudelmente i cattolici, e Springmeads a guisa di molte altre costruzioni di quell'epoca, era intersecata da passaggi segreti e da nascondigli.
I cosidetti «passaggi dei preti» in quella casa erano stati disegnati dal famoso architetto Nicola Owen, gesuita, ed erano fra i più splendidi esempi dell'ingegno e dell'acume suoi. Vi erano tre distinti passaggi per entrare e uscire dalla camera segreta, dove il prete più di una volta aveva nascosto i suoi indumenti e i suoi libri al giungere dei soldati e del loro seguito, per perquisire il posto.
Corridoi segreti correvano nello spessore delle massicce pareti: le entrate e le uscite stavano nascoste dietro le pareti in vecchia quercia trasportate dalla vecchia casa, che anticamente sorgeva su quello stesso posto.
Lady Anna aveva quindici anni quando morì l'ultimo rappresentante di quel ramo della famiglia che possedeva Springmeads, lasciandoglielo in eredità e dall'epoca del suo matrimonio non si era più mossa di là. Ella ne aveva fatto la sua casa.
Aurore ora veniva verso Richard, parlando con una signorina americana, arrivata a Springmeads da tre giorni. Giunte vicino al giovanotto, la signora Van Loo si fermò per guardare un ritratto in grandezza naturale dipinto su una tavola di legno.
— Dio mio, signora Levinge, che sguardo fiero, — mormorò la signora Van Loo, mentre osservava il gentiluomo dalla rigida barba a punta e dai baffi marziali.
— Sì, avete ragione. Egli era il padrone di questa casa ai tempi della guerra civile, — replicò Aurore. — Egli nascose venti realisti qui dentro e nessuno seppe scovarli, benché i «Bracci di ferro» per scoprirli mettessero a soqquadro la casa.
— Come è romantico tutto ciò, — disse la signora Van Loo. — Sono persuasa che in questa vecchia casa si contano a mezze dozzine le camere segrete e i nascondigli...
In quel momento, la signora Van Loo venne invitata a cantare, e Richard si alzò in piedi. Aurore, accortasi di lui, gli sorrise. Il giovane disse:
— Volete venire a sedervi qui? Così sentirete benissimo la signora Van Loo a cantare.
— Preferirei parlare con voi, — disse Aurore nella sua franchezza. — Quest'oggi stavo aspettando il racconto delle vostre avventure, quando venimmo disturbati.
— Non potevo fare a meno di sorridere, quando la vostra compagna, guardando il ritratto, vi parlava dei passaggi segreti, — disse Richard. — Che sorpresa sarebbe stata la sua se aveste toccato la molla dietro voi, e fatto spalancare il vano dell'assito, lasciando scoperto il vano oscuro là dietro!
La fanciulla rimase un istante pensierosa.
— Sono stata felicissima che non abbia fatto altre domande sull'argomento, — disse Aurore. — Lady Anna non desidera punto che la gente sappia di questi nascondigli del prete  e dei passaggi per uscire. Secondo lei questo è il vero modo di offrire l'opportunità alla gente poco fidata, e specialmente alla servitù, di giocare qualche brutto tiro.
— Ha perfettamente ragione, — replicò Richard, — benché pensi che ella stessa conosca assai poco questi passaggi.
— In tutta la casa, in questo momento, non ci siamo che noi due che li conosciamo, — disse Aurore.
— E il vecchio servitore Bates. Egli è pratico quanto noi.
— Sì. Ma venne congedato due anni fa, perchè si ubbriacava, — soggiunse Aurore.
— Il suo solito vizio — notò Richard. — Vizio che con l’andare degli anni si sarà accentuato. Vi ricordate del giorno che trovai il piano dei nascondigli e dei passaggi segreti? — continuò. — Un largo foglio di pergamena rotolato, disegnato dal vecchio Little John stesso e riposto nella copertina di cuoio nel grosso volume di Frissart nella libreria. Con quale ardore ci mettemmo a decifrarlo, finche riuscimmo a farci una idea chiara di ogni angolo, di ogni molla, di ogni segreto!
Tutt'a un tratto, notando un leggero cambiamento nella fisonomia della sua compagna, tacque di botto ricordandosi che erano stati in tre a decifrare quel piano: due ragazzi e una bimba, sposata più tardi ad uno di essi. Dopo un momento, cambiò discorso, come se nulla fosse.
— Quando se ne andrà tutta questa gente? — chiese, accennando a tutti quelli che stavano nel salone sparpagliati di qua e di là.
— La più gran parte, credo, partirà verso la fine della settimana, — rispose Aurore.
— Ma voi non ancora, nevvero?
— Io! No certo, mi tratterrò qui ancora una settimana.
— Che bella cosa! — disse Richard. — Temevo che foste aspettata in qualche altro luogo e che prendeste il volo con gli altri.
Aurore sorrise. Dopo un po', la conversazione cadde sulla sua vita in Cina.
La sera, quando tutti gli ospiti si furono ritirati nelle loro camere, il padrone di casa, il colonnello Blount, toccò Villiers sulla spalla.
— Dove andate, Dick? Nella stanza da fumare?
— Sì, zio.
— Venite invece nel salottino della zia. Così chiacchiereremo un po' insieme, fumando un sigaro.
Essi, salirono nel salottino di lady Anna, che trovarono seduta accanto al fuoco.
— Bravo Franck, siete riuscito a catturarlo ed a rimorchiarlo su — disse guardando suo nipote. — Ora potremo discorrere un po' intimamente di voi, della vostra vita laggiù. E' impossibile riuscire a dirsi due parole in mezzo a tutta quella baraonda di gente. Avvicinate le vostre sedie al fuoco e accendete i vostri sigari.
Due minuti dopo stavano tutti e tre seduti confortevolmente accanto al fuoco, e Richard si preparava a raccontare la sua vita di quei quattro anni di assenza... Poi la conversazione prese un'altra piega.
— Questa è la caccia più importante dell'anno, non è vero? — chiese Richard, mentre accendeva un secondo sigaro.
— Sì, — rispose il colonnello. — Ed è per ciò che, abbiamo la casa piena di gente.
— Non sono giunto in un momento opportuno, zia, non vi pare?
— Sentite che assurdità! — esclamò ridendo lady Anna. — Dove diavolo vorreste andare? Sapete perfettamente che questa è casa vostra, visto che non abbiamo figli.
— Oh, zia Anna! — protestò il giovane —, non parliamo di queste cose, io non ho mai pensato a ciò.
— Lo so benissimo, — disse lady Anna con un sorriso, — altrimenti non mi affretterei a dirvelo.
— Oggi, quando entrai nella hall, credetti al primo momento che non ci fosse nessuno, quando mi accorsi che vi era Aurore vicino al fuoco...
— Sola? — chiese lady Anna.
— Solissima, — replicò Richard. — Insieme chiacchierammo una mezz'oretta prima che giungesse gente.
— La trovaste molto cambiata? — chiese la zia.
— Dirò... ella ha un'aria più seria e tranquilla, e non ha più l'aspetto giovanile di prima, ma questo è naturale. Era una ragazza così allegra, una volta. Dev'essere stato un colpo terribile quello della morte di suo marito. Mi pareva impossibile, pensando a lei, che dovessi trovarla sposata e vedova. E Aurore perse il marito in quello spaventoso incendio del bazar di Parigi?
— Sì, — rispose il colonnello lentamente. — Egli alloggiava nello stesso albergo del nostro vicino, il capitano Lowry: diffatti andarono insieme al bazar. Lowry riuscì ad uscire subito, ma nel parapiglia smarrì Arthur Levinge, e purtroppo non se ne seppe mai più nulla. Non credo che si sappia con esattezza il numero delle vittime. Che cosa terribile fu quell'incendio!
— Terribile davvero, — mormorò Richard.
Seguì un breve silenzio.
— Devo però dire, — seguitò il giovane ufficiale dì marina, — che mi meravigliai assai all'annunzio del matrimonio di Aurore. Arthur Levinge non pareva il genere d'uomo... — esitò un momento, poi tacque.
— La vostra sorpresa non fu certamente maggiore della mia, — disse lady Anna con lo sguardo duro. — Decisamente Arthur Levinge era un genere d'uomo da non rendere felice nessuna ragazza. Non era certo l'uomo che avrei scelto come marito per Aurore.
— Esso fu combinato dal padre di Arthur, Tom Levinge, tutore di Aurore, — disse il colonnello, — e benché Tom Levinge sia in fondo un buon diavolo, commise un grandissimo errore ed ebbe un gran torto nel persuadere Aurore a sposare suo figlio. Mi ricordo che Aurore nutriva un grande affetto per il signor Levinge.
— E' vero, — aggiunse Anna. — Difatti sono persuasa che se non era per le sue istanze, essa non avrebbe mai sposato Arthur. Credo che il padre pensava che questo matrimonio sarebbe stato la salvezza del figlio, idea assai stravagante, e perciò insistette, insistette. Alla fine essa acconsentì.
— Arthur Levinge era in condizioni di dover essere salvato? — chiese Villiers. — Io non l'ho quasi più visto dal tempo in cui veniva in casa, quando eravamo entrambi ragazzetti.
— Davvero! — continuò lady Anna. — Vi assicuro che non riuscì gran che di buono. Debiti su debiti. Una cosa incredibile!
— Per cui, tutto sommato, non fu una gran perdita la sua morte, — conchiuse Richard.
— Una perdita? — gridò il colonnello. — La sua morte fu una vera fortuna. Appunto allora stavano per scadere delle cambiali da lui falsificate.
— Falsificate? — esclamò Richard.
— Falsificate! Sicuro! — rispose l'altro, tirandosi i lunghi baffi bianchi. — Un mese dopo la sua morte me ne fu presentata una con la mia firma, del valore di milleducento sterline.
— E voi che faceste?
— Vostro zio non fece nulla, — disse lady Anna. — Pagò senza dir parola. Quell’uomo era morto, e Tom Levinge, addoloratissimo e, come fu poi scoperto, rovinato delle grosse somme che il suo figlio prodigo aveva succhiato dalla borsa paterna...
— Quello che fece a me fu una sciocchezza, — interruppe il colonnello. — Nel reggimento di Levinge vi era un ragazzo chiamato Pool, ricchissimo. Levinge lo smunse allegramente nel gioco, poi riuscì a fargli controfirmare due o tre cambiali e finalmente, trovandosi alle strette per vari grossi debiti, falsificò la firma di Pool su di una grossa cambiale, una cambiale di cinquemila sterline,
Richard fece una specie di fischio significativo.
— Chi trovò una somma così forte? — egli chiese.
— Non si è trovata, — replicò il colonnello Blount. — Il povero vecchio Tom Levinge si provò a metterla insieme, ma inutilmente. Aurore avrebbe voluto pagare. Ma essa non sarà padrona di disporre della sua fortuna finché non avrà venticinque anni. E' venuta da me, che sono, come sapete, il suo secondo tutore, e mi pregò tanto, ma non volli dare il mio consenso.
— Non ho mai visto in vita mia vostro zio tanto irremovibile, — disse lady Anna. — Generalmente Aurore fa di lui quel che le piace, ma quella volta egli fu di sasso.
— Sfido io, che cosa dovevo fare, Anna? Se ella vorrà pagare quando sarà assoluta padrona del suo denaro, sarà affar suo. Ma io non dovevo permetterle di prendere la sua fortuna per gettarla in mano agli scrocconi con i quali si era impigliato Arthur Levinge.
— Davvero, non lo dovevate, Franck, ed avete tutta la ragione, — rispose sua moglie.
— Che efletto ha fatto su Aurore la morte di lui? — domandò Richard.

— Mah — disse lady Anna, lentamente. — Aurore non è un carattere che faccia sfoggio delle proprie emozioni. Non ho alcuna prova per dire che ella abbia capito il grande sbaglio che ha fatto. Eppure sono certa che lo ha capito. Io credo che poco tempo dopo il suo matrimonio avrebbe dato qualunque cosa per esser di nuovo Aurore Harte.

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