Su una storia di truffe e di imbrogli si dipana una storia
d’amore e di caccia ad un farabutto. A contorno della storia un Castello
pieno di mistero e di passaggi segreti.
I protagonisti della storia sono: la bella Aurore
Levinge, suo marito, creduto morto, Richard, un suo vecchio amico e
spasimante, ed un implacabile poliziotto, l’Ispettore Withers di Scotland
Yard.
A fare da contorno la campagna inglese con i suoi
boschi e le sue brughiere.
Estratto da Negli Oscuri Meandri del Castello
Il luogotenente e comandante Richard Villiers, dopo quattro
anni di dimora in Cina, giungeva davanti alla casa di Sprìngmeads e saliva i
pochi gradini. Questa casa apparteneva a sua zia; ma fin dalla sua infanzia la
considerava come sua.
Dopo aver girato l'enorme maniglia della massiccia porta,
entrò nella hall. Al primo giungere non vide nessuno. Il vasto ambiente, le cui
pareti erano coperte di tavole di quercia fatta scura dagli anni, sotto la luce
di quel caldo pomeriggio autunnale, pareva buio. Un fuoco composto di grossa
legna scoppiettava nel gigantesco e profondo camino, gettando sprazzi di luce
rossa sulle vecchie armature e sui trofei d'armi appesi lungo le pareti.
Il robusto e abbronzato giovane ufficiale di marina
attraversò la vasta hall, passando silenzioso sul morbido e fìtto tappeto che
copriva il pavimento, e giunse davanti al camino.
Una giovane e bella signora di ventun'anni, dai capelli e
dagli occhi neri, le guance rosse come chi non teme vento, ne intemperie, stava
seduta in un angolo sotto la cappa dell'ampio camino, con un libro semichiuso
sulle ginocchia, lo sguardo fìsso sulla fiamma viva. Villiers si avvicinò alla
giovane. Essa alzò gli occhi, trasalì e si alzò in piedi, quando alia luce del
fuoco lo ebbe riconosciuto.
— Voi! — gridò. — Come mai, Richard! Voi cadete dalle
nuvole! Non vi aspettavamo che domani.
— La nave giunse in anticipo, — mormorò Villiers, mentre le
prendeva la mano e gliela stringeva. — Approdammo ieri sera, e stamattina
eccomi qui. Come state, Aurore?
— Benissimo, — rispose, — e voi ditemi come state, dopo così
lungo soggiorno all'estero? Ben giunto a casa vostra! Come siete modesto e
tranquillo dopo una così lunga assenza? Non anima viva venne ad incontrarvi.
— Nessun benvenuto potrebbe tornarmi più gradito del vostro,
— disse il giovane tranquillamente, mentre ella si rimetteva a sedere, ed egli
allungava le sue lunghe gambe davanti al fuoco.
Poi si misero a chiacchierare tranquillamente degli anni
passati, dei loro vecchi amici, parlando di mille cose, tranne di quello che
stava nella mente del giovane ufficiale. Ad un tratto, questi vide per la prima
volta luccicare nella mano sinistra della sua compagna un liscio cerchio d'oro:
l'anello nuziale; nelle sue mani che teneva incrociate in grembo non si
scorgeva altro ornamento. Ella non fece la minima allusione al suo matrimonio,
per cui Richard rispettò il suo silenzio e non aprì bocca su quel soggetto.
Aurore era assai cambiata, lo vide fin dal primo momento. Ella
era più calma, più tranquilla, sicura di sé: gli occhi non ridevano più di
quella gaiezza comunicativa. Ma egli preferiva mille volte la donna alla
spensierata fanciulla di diciassette anni, che aveva salutato quattro anni
prima.
— Da quanto pare in casa non vi sono ospiti. — disse
Richard.
— La casa ne è rigurgitante, — rispose essa. — Voi siete
entrato nella hall proprio nell'unica mezz'ora della giornata in cui è deserta.
Il colonnello è fuori alla testa dei cacciatori seguito da molte signore. Le
altre sono andate a fare una passeggiata parte a piedi, parte in vettura, e
parte sono tuttora nelle loro camere. Le apparenze ingannano, in questo
momento.
— Sì, a quanto pare, — rispose Richard, ridendo. — La casa
aveva un'aria così tranquilla quando entrai!
In quel momento la porta della hall si spalancò e un uomo
alto e robusto, in calzoni corti, con un fucile in mano, entrò e si avvicinò al
fuoco.
— Non vi ho vista fuori, signora Levinge, — disse
rivolgendosi a Aurore, — e siccome il tempo mi pareva lungo, sono ritornato
indietro.
— Avete visto lady Anna, maggiore Walford? — domandò Aurore.
— Sarà qui a momenti, — rispose il maggiore.
Ciò udendo, Richard si alzò ed andò ad incontrare la zia, la
quale scendeva appunto di carrozza quando Richard aprì la porta.
— Voi qui, Dick, figlio mio! — esclamò. — Siete di già
giunto! — e senza badare alla folla di gente che era entrata con lei, lo prese
nelle sue braccia e lo strinse come un bambino.
Lady Anna era una donna di cinquantacinque anni, alta,
forte, rossa in viso, e con un portamento da calma e perfetta gentildonna. Ma
alla vista di quell'unico suo parente, del ragazzo a cui aveva fatto da madre
fin da quando egli aveva tre anni, mise da parte la sua dignità e lo abbracciò
calorosamente.
In quel momento, un gruppo di ospiti scendeva le scale,
alcuni conoscevano Villiers. Essi gli si affollarono attorno, rallegrandosi
vivamente del suo ritorno.
Dopo il pranzo, quando Richard entrò nel salone, il suo
primo sguardo fu in cerca di Aurore. Essa stava in mezzo a uno sciame di
signore, ospiti della casa. Egli si avvicinò al gruppo e si sedette, aspettando
il momento opportuno di raggiungerla sola. Egli aveva da dire molte cose non
frivole a Aurore.
Benché sapesse signoreggiarsi, egli aveva però provato una
grande impressione, quel giorno, vedendola seduta accanto al fuoco, come
l'aveva vista nella hall tante volte nel passato, quando giudicandola troppo
giovane, le aveva taciuto il profondo affetto che nutriva per lei. La speranza
di trovare Aurore a Springmeads era stata la molla che lo aveva spinto ad
affrettare il suo ritorno in patria.
Egli guardò attorno il ben noto salone, con il piacere che
si prova nel rivedere ogni cosa alla quale si è affezionati. Strano e curioso
davvero quel salone: altissimo di volta, con le alte e strette finestre.
Evidentemente quella sala una volta, molti anni addietro, era stata la cappella
dove la famiglia abitante allora la casa si raccoglieva per assistere alle
funzioni religiose che vi venivano uffìciate in segreto.
La casa di Springmeads era stata costruita fra il 1589 ed il
1595, come era ricordato in goffe ed ingenue figure sulla lapide sopra la porta
della hall. Erano quelli i tempi in cui Elisabetta ed i suoi ministri
perseguitavano crudelmente i cattolici, e Springmeads a guisa di molte altre
costruzioni di quell'epoca, era intersecata da passaggi segreti e da
nascondigli.
I cosidetti «passaggi dei preti» in quella casa erano stati
disegnati dal famoso architetto Nicola Owen, gesuita, ed erano fra i più
splendidi esempi dell'ingegno e dell'acume suoi. Vi erano tre distinti passaggi
per entrare e uscire dalla camera segreta, dove il prete più di una volta aveva
nascosto i suoi indumenti e i suoi libri al giungere dei soldati e del loro
seguito, per perquisire il posto.
Corridoi segreti correvano nello spessore delle massicce
pareti: le entrate e le uscite stavano nascoste dietro le pareti in vecchia
quercia trasportate dalla vecchia casa, che anticamente sorgeva su quello
stesso posto.
Lady Anna aveva quindici anni quando morì l'ultimo
rappresentante di quel ramo della famiglia che possedeva Springmeads,
lasciandoglielo in eredità e dall'epoca del suo matrimonio non si era più mossa
di là. Ella ne aveva fatto la sua casa.
Aurore ora veniva verso Richard, parlando con una signorina
americana, arrivata a Springmeads da tre giorni. Giunte vicino al giovanotto,
la signora Van Loo si fermò per guardare un ritratto in grandezza naturale
dipinto su una tavola di legno.
— Dio mio, signora Levinge, che sguardo fiero, — mormorò la
signora Van Loo, mentre osservava il gentiluomo dalla rigida barba a punta e
dai baffi marziali.
— Sì, avete ragione. Egli era il padrone di questa casa ai
tempi della guerra civile, — replicò Aurore. — Egli nascose venti realisti qui
dentro e nessuno seppe scovarli, benché i «Bracci di ferro» per scoprirli
mettessero a soqquadro la casa.
— Come è romantico tutto ciò, — disse la signora Van Loo. —
Sono persuasa che in questa vecchia casa si contano a mezze dozzine le camere
segrete e i nascondigli...
In quel momento, la signora Van Loo venne invitata a
cantare, e Richard si alzò in piedi. Aurore, accortasi di lui, gli sorrise. Il
giovane disse:
— Volete venire a sedervi qui? Così sentirete benissimo la
signora Van Loo a cantare.
— Preferirei parlare con voi, — disse Aurore nella sua
franchezza. — Quest'oggi stavo aspettando il racconto delle vostre avventure,
quando venimmo disturbati.
— Non potevo fare a meno di sorridere, quando la vostra
compagna, guardando il ritratto, vi parlava dei passaggi segreti, — disse Richard.
— Che sorpresa sarebbe stata la sua se aveste toccato la molla dietro voi, e
fatto spalancare il vano dell'assito, lasciando scoperto il vano oscuro là
dietro!
La fanciulla rimase un istante pensierosa.
— Sono stata felicissima che non abbia fatto altre domande
sull'argomento, — disse Aurore. — Lady Anna non desidera punto che la gente
sappia di questi nascondigli del prete e
dei passaggi per uscire. Secondo lei questo è il vero modo di offrire
l'opportunità alla gente poco fidata, e specialmente alla servitù, di giocare
qualche brutto tiro.
— Ha perfettamente ragione, — replicò Richard, — benché
pensi che ella stessa conosca assai poco questi passaggi.
— In tutta la casa, in questo momento, non ci siamo che noi
due che li conosciamo, — disse Aurore.
— E il vecchio servitore Bates. Egli è pratico quanto noi.
— Sì. Ma venne congedato due anni fa, perchè si ubbriacava,
— soggiunse Aurore.
— Il suo solito vizio — notò Richard. — Vizio che con
l’andare degli anni si sarà accentuato. Vi ricordate del giorno che trovai il
piano dei nascondigli e dei passaggi segreti? — continuò. — Un largo foglio di
pergamena rotolato, disegnato dal vecchio Little John stesso e riposto nella
copertina di cuoio nel grosso volume di Frissart nella libreria. Con quale
ardore ci mettemmo a decifrarlo, finche riuscimmo a farci una idea chiara di
ogni angolo, di ogni molla, di ogni segreto!
Tutt'a un tratto, notando un leggero cambiamento nella
fisonomia della sua compagna, tacque di botto ricordandosi che erano stati in
tre a decifrare quel piano: due ragazzi e una bimba, sposata più tardi ad uno
di essi. Dopo un momento, cambiò discorso, come se nulla fosse.
— Quando se ne andrà tutta questa gente? — chiese,
accennando a tutti quelli che stavano nel salone sparpagliati di qua e di là.
— La più gran parte, credo, partirà verso la fine della
settimana, — rispose Aurore.
— Ma voi non ancora, nevvero?
— Io! No certo, mi tratterrò qui ancora una settimana.
— Che bella cosa! — disse Richard. — Temevo che foste
aspettata in qualche altro luogo e che prendeste il volo con gli altri.
Aurore sorrise. Dopo un po', la conversazione cadde sulla
sua vita in Cina.
La sera, quando tutti gli ospiti si furono ritirati nelle
loro camere, il padrone di casa, il colonnello Blount, toccò Villiers sulla
spalla.
— Dove andate, Dick? Nella stanza da fumare?
— Sì, zio.
— Venite invece nel salottino della zia. Così
chiacchiereremo un po' insieme, fumando un sigaro.
Essi, salirono nel salottino di lady Anna, che trovarono
seduta accanto al fuoco.
— Bravo Franck, siete riuscito a catturarlo ed a
rimorchiarlo su — disse guardando suo nipote. — Ora potremo discorrere un po'
intimamente di voi, della vostra vita laggiù. E' impossibile riuscire a dirsi
due parole in mezzo a tutta quella baraonda di gente. Avvicinate le vostre
sedie al fuoco e accendete i vostri sigari.
Due minuti dopo stavano tutti e tre seduti confortevolmente
accanto al fuoco, e Richard si preparava a raccontare la sua vita di quei
quattro anni di assenza... Poi la conversazione prese un'altra piega.
— Questa è la caccia più importante dell'anno, non è vero? —
chiese Richard, mentre accendeva un secondo sigaro.
— Sì, — rispose il colonnello. — Ed è per ciò che, abbiamo
la casa piena di gente.
— Non sono giunto in un momento opportuno, zia, non vi pare?
— Sentite che assurdità! — esclamò ridendo lady Anna. — Dove
diavolo vorreste andare? Sapete perfettamente che questa è casa vostra, visto
che non abbiamo figli.
— Oh, zia Anna! — protestò il giovane —, non parliamo di
queste cose, io non ho mai pensato a ciò.
— Lo so benissimo, — disse lady Anna con un sorriso, —
altrimenti non mi affretterei a dirvelo.
— Oggi, quando entrai nella hall, credetti al primo momento
che non ci fosse nessuno, quando mi accorsi che vi era Aurore vicino al
fuoco...
— Sola? — chiese lady Anna.
— Solissima, — replicò Richard. — Insieme chiacchierammo una
mezz'oretta prima che giungesse gente.
— La trovaste molto cambiata? — chiese la zia.
— Dirò... ella ha un'aria più seria e tranquilla, e non ha
più l'aspetto giovanile di prima, ma questo è naturale. Era una ragazza così
allegra, una volta. Dev'essere stato un colpo terribile quello della morte di
suo marito. Mi pareva impossibile, pensando a lei, che dovessi trovarla sposata
e vedova. E Aurore perse il marito in quello spaventoso incendio del bazar di
Parigi?
— Sì, — rispose il colonnello lentamente. — Egli alloggiava
nello stesso albergo del nostro vicino, il capitano Lowry: diffatti andarono
insieme al bazar. Lowry riuscì ad uscire subito, ma nel parapiglia smarrì
Arthur Levinge, e purtroppo non se ne seppe mai più nulla. Non credo che si
sappia con esattezza il numero delle vittime. Che cosa terribile fu
quell'incendio!
— Terribile davvero, — mormorò Richard.
Seguì un breve silenzio.
— Devo però dire, — seguitò il giovane ufficiale dì marina,
— che mi meravigliai assai all'annunzio del matrimonio di Aurore. Arthur
Levinge non pareva il genere d'uomo... — esitò un momento, poi tacque.
— La vostra sorpresa non fu certamente maggiore della mia, —
disse lady Anna con lo sguardo duro. — Decisamente Arthur Levinge era un genere
d'uomo da non rendere felice nessuna ragazza. Non era certo l'uomo che avrei
scelto come marito per Aurore.
— Esso fu combinato dal padre di Arthur, Tom Levinge, tutore
di Aurore, — disse il colonnello, — e benché Tom Levinge sia in fondo un buon
diavolo, commise un grandissimo errore ed ebbe un gran torto nel persuadere
Aurore a sposare suo figlio. Mi ricordo che Aurore nutriva un grande affetto
per il signor Levinge.
— E' vero, — aggiunse Anna. — Difatti sono persuasa che se
non era per le sue istanze, essa non avrebbe mai sposato Arthur. Credo che il
padre pensava che questo matrimonio sarebbe stato la salvezza del figlio, idea
assai stravagante, e perciò insistette, insistette. Alla fine essa acconsentì.
— Arthur Levinge era in condizioni di dover essere salvato?
— chiese Villiers. — Io non l'ho quasi più visto dal tempo in cui veniva in
casa, quando eravamo entrambi ragazzetti.
— Davvero! — continuò lady Anna. — Vi assicuro che non
riuscì gran che di buono. Debiti su debiti. Una cosa incredibile!
— Per cui, tutto sommato, non fu una gran perdita la sua
morte, — conchiuse Richard.
— Una perdita? — gridò il colonnello. — La sua morte fu una
vera fortuna. Appunto allora stavano per scadere delle cambiali da lui falsificate.
— Falsificate? — esclamò Richard.
— Falsificate! Sicuro! — rispose l'altro, tirandosi i lunghi
baffi bianchi. — Un mese dopo la sua morte me ne fu presentata una con la mia
firma, del valore di milleducento sterline.
— E voi che faceste?
— Vostro zio non fece nulla, — disse lady Anna. — Pagò senza
dir parola. Quell’uomo era morto, e Tom Levinge, addoloratissimo e, come fu poi
scoperto, rovinato delle grosse somme che il suo figlio prodigo aveva succhiato
dalla borsa paterna...
— Quello che fece a me fu una sciocchezza, — interruppe il
colonnello. — Nel reggimento di Levinge vi era un ragazzo chiamato Pool,
ricchissimo. Levinge lo smunse allegramente nel gioco, poi riuscì a fargli
controfirmare due o tre cambiali e finalmente, trovandosi alle strette per vari
grossi debiti, falsificò la firma di Pool su di una grossa cambiale, una
cambiale di cinquemila sterline,
Richard fece una specie di fischio significativo.
— Chi trovò una somma così forte? — egli chiese.
— Non si è trovata, — replicò il colonnello Blount. — Il
povero vecchio Tom Levinge si provò a metterla insieme, ma inutilmente. Aurore
avrebbe voluto pagare. Ma essa non sarà padrona di disporre della sua fortuna
finché non avrà venticinque anni. E' venuta da me, che sono, come sapete, il suo
secondo tutore, e mi pregò tanto, ma non volli dare il mio consenso.
— Non ho mai visto in vita mia vostro zio tanto
irremovibile, — disse lady Anna. — Generalmente Aurore fa di lui quel che le
piace, ma quella volta egli fu di sasso.
— Sfido io, che cosa dovevo fare, Anna? Se ella vorrà pagare
quando sarà assoluta padrona del suo denaro, sarà affar suo. Ma io non dovevo
permetterle di prendere la sua fortuna per gettarla in mano agli scrocconi con
i quali si era impigliato Arthur Levinge.
— Davvero, non lo dovevate, Franck, ed avete tutta la
ragione, — rispose sua moglie.
— Che efletto ha fatto su Aurore la morte di lui? — domandò
Richard.
— Mah — disse lady Anna, lentamente. — Aurore non è un
carattere che faccia sfoggio delle proprie emozioni. Non ho alcuna prova per
dire che ella abbia capito il grande sbaglio che ha fatto. Eppure sono certa
che lo ha capito. Io credo che poco tempo dopo il suo matrimonio avrebbe dato
qualunque cosa per esser di nuovo Aurore Harte.
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