venerdì 15 agosto 2014

L’Oscuro Delitto di Wind Park di Arnoldo Galoppini

L’Oscuro Delitto di Wind Park di Arnoldo Galoppini

Descrizione prodotto
Sinossi
Siamo in Australia, in un periodo imprecisato tra il 1925 e 1930. In un villa situata non lontana da Melbourne, a Wind Park, viene trovato morto Hugh Chancer. La polizia è portata a pensare ad una morte naturale, ma alcune circostanze portano l’investigatore privato Leblanc a riconsiderare i fatti. E benchè non appoggiato da nessuno, intraprende una indagine privata che lo porterà ad una scoperta sorprendente.
eBook di 190 pagine di cui 105 inerenti il romanzo L’Oscuro Delitto di Wind Park.





Estratto da L’Oscuro Delitto di Wind Park


Come sono riuscito a condurre a capo ciò che s'è chiamato l’oscuro caso di Wind Park?
E'  semplicissimo! Voglio dire: è semplicissimo a raccontare.
Come tutti gl'inglesi di buona razza, sono metodico, perchè stimo che col metodo si arrivi a una precisione di memoria straordinaria.
E ci vuole della memoria per esercitare l'arte così complessa del poliziotto privato: dico privato e non ufficiale. Prima di tutto, sono figlio d'un gentiluomo. Mio padre, Arthur Edgard Leblanc, era uno dei coloni più onorevolmente conosciuti dell'ovest australiano.
Il poliziotto ufficiale non è mai un gentiluomo ed è quasi sempre un cattivo segugio perchè manca precisamente di ciò che fa appunto la nostra forza: il metodo.
Il metodo non si apprende. Ciascuno se lo crea secondo le proprie attitudini o la propria disposizione di spirito.
Il poliziotto subalterno applica servilmente le norme dategli dal superiore, questi s'inchina innanzi a quelle dategli dal suo capo, il quale, a sua volta, se ne riporta al proprio, e così di seguito risalendo per la gerarchia, fino al lord capo di giustizia.
Di modo che non v'è in tutto il regno che una maniera d'istruire ufficialmente tutti i casi penali, quando invece per ciascuno si dovrebbe trovare un'abilità particolare ispirata dall'analisi del caso stesso.
Così, i poliziotti ufficiali, in generale, non riescono a nulla, e talvolta ricorrono a noi per disperazione.
Fu precisamente così per il delitto di Wind Park.
Ecco il fatto.
In un caldo pomeriggio di luglio, mi trovavo nella mia casa di Broad-West, in compagnia di alcuni intimi: Michael Perkins, un amico di collegio, Gilbert Crawford, il milionario mio vicino di campagna, e la deliziosa signorina Edith.
Di Edith ci sarebbe molto da dire, mi basti raccontarvi che è alta, snella, bruna, con due occhi maliziosi, un seno degno di una dea, cha a volte copre a malapena, e che…. Ma forse è meglio che mi fermi qui e che torni all’argomento principale di questa narrazione.
Quello che è più interessante ricordare è che era di domenica e che facevamo in quattro una partita di «scouring».
Questo punto merita un momento di attenzione, perchè fìssa per me il principio del racconto. E', se si vuole, il colpettino di pollice che mette in moto automaticamente nella mia memoria metodica una serie di quadrettini, simili a prove cinematografiche, i quali compongono da soli il dramma visuale che io ho classificato nella mia terza circonvoluzione frontale, sotto la scheda:. Wind Park.
Giocavamo, dunque, allo «scouring», e il signor Crawford, il milionario, aveva battuto il dieci di bastone, quando in quello stesso momento il mio vecchio Jim picchiò tre colpettini alla porta del salotto.
— Oibò, ancora l'«alarm-knock», — esclamò Michael Perkins, gettando rabbiosamente le carte sulla tavola, e questo proprio nel minuto in cui il gioco diventava interessante. — Bisogna credere che il diavolo non possa soffrire lo «scouring.»
— Non il diavolo, — feci, levandomi, — ma senza dubbio qualche cosa di peggio... Raccogliete il vostro gioco, Perkins. Forse non ne avrò per molto.
Così dicendo, cavai l'orologio, che è un buon cronometro di fabbrica inglese, e aggiunsi:
— Il nostro amico Crawford ha battuto una carta, questa carta è di bastone. Ricordate bene questo, vi prego. In tutte le azioni della nostra vita, bisogna riportarsi a dei procedimenti mnemonici. Ora, questo colore significa speranza. Speratevi, dunque, senza contarvi troppo. Questa carta di bastone è un dieci. Aspettatemi dieci minuti, e se trascorso questo tempo, cioè alle 3.45, non sarò riapparso, riprendete pure la partita senza il vostro servitore.
Così dicendo, mi congedai dai miei ospiti. Mi parve, quando richiusi la porta, sentire al mio riguardo una certa osservazione che qualcun altro avrebbe giudicata scortese... ma non io. Una reputazione di originalità, anche in casi in apparenza indifferenti, non mi dispiace affatto.
Passai dunque nel mio gabinetto da lavoro.
Mi aspettava un uomo seduto in una poltrona, e riconobbi subito uno di quei funzionari di cui parlavo poco fa, i quali fanno un po' come quelle matrone di villaggio quando la loro esperienza ha già compromesso tutto.
— Ah, siete voi, Mac Pherson, — feci andando verso il guastafeste. — Che c'è ancora... un delitto?
— Forse, signor Leblanc.
— Una morte, almeno?
— Sì, signor Leblanc.
— Misteriosa?
— Alcuni dicono di sì, altri sono di parere assolutamente opposto.
— In breve, di che si tratta?
— Ecco. Senza dubbio avete sentito parlare del signor Hugh Chancer, sapete, quel vecchio originale che abita a Wind Park?
— Perfettamente... E questo signor Chancer è morto?
— Come, lo sapete già!
— Ma se me l'avete detto voi... Vedete, Mac Pherson, vi presentate in casa mia per intrattenermi su una morte sospetta, e cominciate il racconto su Hugh Chancer. Il meno che io possa fare è di dedurne che il signor Chancer sia la vittima,.. Continuate, vi prego.
— Infatti, il signor Chancer è stato trovato morto questa mattina nel suo gabinetto da lavoro... Avevamo in principio, io e l'ispettore capo Bailey, concluso per una morte naturale, quando una cameriera è venuta a fare una deposizione che ha intricato tutto... Ketty, si chiama così questa ragazza, pretende di aver sentito verso la mezzanotte delle grida di aiuto che venivano dalla stanza del padrone... Afferma di aver veduto inoltre, al chiarore della luna, un uomo che scalava il muro del parco... Tutto questo è assai strano e vi confesserò che, per parte mia, non ne credo una parola.
— E su che vi basate, Mac Pherson, per respingere a priori le dichiarazioni di questa Ketty?
— Su che? Ma, perbacco! Prima di tutto sulla mia esperienza, e quindi sulla mia inchiesta... Per arrivare fino al signor Chancer siamo stati obbligati, io e Bailey, a sfondare la porta del suo gabinetto che era chiusa dal dì dentro con un solidissimo catenaccio d'acciaio... Parimenti un'altra porta era chiusa a catenaccio... Quanto alle finestre, esse erano tutte chiuse ermeticamente... Per me, vedete, il signor Chancer, che era grossissimo e molto acceso in viso, è morto di una congestione. Intanto, siccome è stata pronunziata la parola delitto i vicini del defunto reclamano il vostro intervento, sono venuto per ordine di Bailey a sentire se acconsentireste a occuparvi di questa faccenda.
Feci col capo un cenno affermativo. L'avventura m'interessava.
La breve relazione udita era bastata per farmi ancora una volta toccare con mano la strana incapacità della polizia.
Premetti un bottone elettrico e immediatamente entrò il mio domestico.
— Jim, — ordinai, — il mio grosso soprabito grigio.
— Con questo caldo, signor Leblanc?
— Avete compreso, Jim? Da quando bisogna ripetervi, un ordine una seconda volta?
Jim sparì dietro la porta e riapparve subito col soprabito.
— Avanti — dissi a Mac Pherson.
Discendemmo e vidi fermo innanzi alla casa una carrozza nella quale si trovava l'ispettore capo Bailey.
Questo funzionario aveva temuto, senza dubbio, venendo lui stesso a implorare il soccorso di un dilettante, di compromettere la buona fama della sua amministrazione, e mi aveva mandato il segretario.
— Buon giorno, signor Leblanc! — egli disse con aria fredda.
— Buon giorno, Bailey. Ebbene, pare che abbiate bisogno di me?
L'ispettore ebbe un impercettibile movimento di spalle di difficile interpretazione, ma io mi contentai di sorridere, avvezzo com'ero alle maniere un po' libere di quel poliziotto senza finezze mondane.
Nel momento che stavo, per varcare la soglia della porta, fui raggiunto dal signor Crawford.
Il mio ricchissimo vicino aveva il cappello in testa e sembrava un po' confuso.
— Scusatemi, — disse, — ma ho appreso che voi partite per Wind Park.
— To'... siete già al corrente?
— E' colpa vostra, mio caro Leblanc. Voi parlate un po' forte, e abbiamo sentita tutta la vostra conversazione con l'agente Mac Pherson. Volete permettermi di accompagnarvi?
— Con piacere.
— Ho letto molto Conan Doyle e non mi dispiacerebbe di vedervi un po' al lavoro, mio caro Leblanc. Una fantasia, che volete! Così è inteso che sono dei vostri... Lasciatemi allora condurvi con la mia automobile. Così in pochi minuti saremo a Wind Park... Con questa carrozza ne avreste per un'ora.

— Accetto, — feci sorridendo. — La signorina Edith e Perkins saranno ridotti a fare una partitina a quattr'occhi.

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