venerdì 15 agosto 2014

L'Inganno: Le Indagini Segrete di Gabriele D'Annunzio

L'Inganno: Le Indagini Segrete di Gabriele D'Annunzio


Descrizione prodotto
Sinossi
Roma agli inizi del 900. Il giovane Giacomo Auteri è stato condannato all’ergastolo e sta per entrare definitivamente a Regina Coeli. L’ingresso in quel carcere, noto per le condizioni disumane in cui vivono i detenuti, equivale ad una morte certa.
Gabriele D’Annunzio decide di interessarsi al caso, sia per la sua innata curiosità ma soprattutto per la bellezza della moglie di Giacomo Auteri, Rosa Auteri. Si reca quindi dalla donna e le propone di salvare suo marito a patto che: Se dovessi dimostrare l’innocenza di vostro marito sareste disposta a passare una giornata in mia compagnia e a fare tutto quello che vi chiederò?
La donna, indignata, accetta. Ed ancora una volta Gabriele D’Annunzio con un’abilità diabolica risolve un caso grazie solo alle sue intuizioni e alla sua sagace intelligenza.
Il prezzo dell'eBook è riferito solo alle 49 pagine del romanzo breve L'Inganno. Romanzo adatto ad un pubblico adulto.

Estratto da L’Inganno


Quando Rosa Auteri si sveglia si accorge di essere madida di sudore. Ancora una volta, come tutte le altri notti, da quando hanno arrestato suo marito, ha fatto lo stesso sogno.
Nel buio della stanza, dalle imposte, non filtra nemmeno un raggio di luce. Deve ancora essere notte fonda. Decide di non alzarsi e sdraiata cerca di riordinare i suoi pensieri. Soprattutto cerca di ricordare il sogno, convinta che abbia attinenza con la realtà che la sta angosciando in quei giorni tristi.
Un sogno che le ricorda vagamente un episodio successo tanti anni prima e di cui non riesce a mettere a fuoco, con nitidezza, gli avvenimenti e le persone. Ricorda che era un pomeriggio d’agosto, afoso, il cui caldo opprimente invece di inibire il suo sistema intellettivo lo eccitava facendolo lavorare più del solito.
Nel pomeriggio le era giunta una lettera. Una lettera d’amore da parte di qualcuno che conosceva da poco e che, per motivi che ora le sfuggono, l’aveva interessata. A quell’epoca, cinque, dieci anni prima, non sa, non ricorda, amava già suo marito e mai e poi mai lo avrebbe tradito.
Ma quella lettera l’aveva colpita in quanto l’autore era un giovane riservato che in sua presenza si era intimidito al punto che egli non aveva saputo più parlare. Aveva volto intorno i suoi grandi occhi di ragazzo impaurito, come se cogliesse per la prima volta una realtà che lo trovava impreparato.
E piena di paure era anche la sua lettera. Rosa Auteri non ne ricorda il contenuto, ma intuisce che quello scritto l’aveva in qualche modo turbata. Si vede intenta a leggere il suo contenuto quando nel vano della porta s'affacciò Giacomo, suo marito, e le disse che doveva recarsi in Comune per il disbrigo di una pratica. Sarebbe stato fuori due, tre ore al massimo. Entrò, le diede un bacio in fretta, se ne andò.
Fuori il sole inondava tutta la piazza, batteva implacabile sulla facciata della casa. Il caldo la opprimeva ed ella si era slacciata la camicetta. Quel giorno non aveva indossato il reggiseno, non per civetteria, ma solo perché con quel caldo snervante le avrebbe dato noia.
Dalla finestra della stanza entravano i rumori del cortile: strilli di bimbi, voci di donne. E quei rumori si confondevano col silenzio cupo dei suoi pensieri. Ora ricorda. Poche settimane ancora e si sarebbe sposata.
Aveva conosciuto da poco Giacomo. Egli aveva venti anni, lei appena diciotto. Era stato amore a prima vista, un amore profondo, per entrambi  il primo amore, irruente, di una irruenza che aveva sradicato la sua natura di adolescente educata alla onestà e al rispetto, alla disciplina, alle consuetudini cattoliche, alla nobiltà dei sentimenti.
Eppure quella lettera l’aveva turbata. Forse perché non era mai stata corteggiata da altri uomini. Quella lettera la richiamava alla realtà della vita. Per quanto forte nel suo amore, non poteva fare a meno si sentirsi lusingata dall’amore di un altro giovane che, doveva ammettere, non era meno bello ne meno sensibile di Giacomo.
A diciotto anni era quasi del tutto ignara della vita. Di carattere introverso, fondamentalmente timida, si era unita a Giacomo non solo perché era bello, ma soprattutto per quella solidarietà spirituale che intuiva unirli, ma anche perché si sentiva affiancata a lui nel bisogno quotidiano di trascendere, di svincolarsi da una realtà quotidiana misera e meschina e di anelare al sublime passando attraverso la luce della conoscenza, della comprensione e quella, non meno importante, dei sensi.
Sentimenti, ideali, inquietudini che l’avevano sempre tenuta lontana dalla vita delle sue amiche che considerava insulse e pronte alle gioie facili e meschine di un quotidiano privo di significato.
Quella lettera, in quel pomeriggio assolato, le aveva fatto perdere il solito equilibrio, l’aveva resa debole, stanca, bisognosa di tenerezza, desiderosa di evadere. E Giacomo non era lì con lei.
Proprio mentre nel sogno formulava quel pensiero, il maggiordomo era venuto a dirle che c’era una visita. Era il giovane della lettera. Ma perché non riusciva a metterlo a fuoco? Perché non ne ricordava il nome?
A tutta prima aveva avuto un piccolo gesto di disappunto. In quel momento non aveva desiderio di incontrarsi con il giovane sconosciuto. Le parole d’amore l’avevano intimidita, la obbligavano a fare un grande sforzo per non tenerne conto.
Si sentiva contrariata, eccitata dalla novità di quella lettera che veniva a scompaginare un quadro già disegnato e di cui non aveva intenzione di modificare alcun particolare. Soprattutto l’indispettiva il leggero umidore che avvertiva alla base delle mutandine.
Poco dopo il giovane era apparso sulla soglia della stanza. Il sogno non le aveva consentito di mettere a fuoco i suoi connotati. Avvertiva solo che era bello, vestito d'un abito chiarissimo, elegante, e che dalla sua persona emanava un profumo di Colonia, di lozione da barba, di maschio leggermente accaldato.
Rosa Auteri, vedendoselo apparire così all’improvviso, era avvampata in volto di rossore. Aveva fatto l’atto di alzarsi, ma il giovane l’aveva obbligata a star seduta, si era curvato su lei e le aveva teso le mani.
Attraverso la camicia di seta morbida e profumata, il petto nudo dell'uomo era venuto quasi a contatto con il suo viso. Un violento desiderio fisico l’aveva travolta. Avvertiva che le mutandine era diventate fradice ed un rivolo di sudore le era scivolato dalla tempia sulla gota.
Possibile che fosse successo quello che aveva sognato? Quel sogno era solo un sogno o il ricordo di una realtà vissuta?
La mano del giovane si era posata sulla sua guancia a fermare il rivolo di sudore. Ella non si era ribellata a quel gesto audace, aveva taciuto e si era sentita attraversata da un tremito. E, nell’afa estiva e nel silenzio dominante della stanza, il giovane aveva avvertito quel tremito. Benchè timido, tremante al pari di lei, la sua mano era scesa ad accarezzare la fragilità della tempia, la tenerezza della gota, la seta dei capelli ondulati, la gola nuda.
Non aveva osato andare oltre. Il seno nudo era lì a portata di mano, ma non aveva osato. Nel sogno Rosa Auteri non era riuscita a capire se si era sentita sollevata o delusa dalla mancanza di quel gesto che avrebbe avuto un significato ben al di là della sua semplice banalità.
Nondimeno la carezza dell’uomo era stata lunga, istintiva, piena di tenerezza e di voglia di conforto. Sfinita Rosa Auteri si era serrata contro di lui. Ed egli aveva potuto avvertire la flessuosità di quel corpo giovane e pieno di vita, la turgidità dei piccoli seni.
Poi, le labbra morbide e asciutte dell’uomo si era posate sulle sue. Un piccolo accenno ad aprire le labbra, la lingua che stava per penetrare nell’incavo della sua bocca e Rosa Auteri si era svegliata da quella malia che l’aveva pervasa in quel pomeriggio d’agosto.
Lo aveva respinto, si era liberata dal vortice dell’incoscienza, aveva barcollato, si era appoggiata alla poltrona e ancora tutta scossa da tremiti, da brividi, aveva mormorato:
Vada via! Vada via!

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