mercoledì 29 maggio 2013

La Trilogia di Eleanor - Trama


Eleanor

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La Trilogia di Eleanor – Trama


Nel 2001 sulla scena del romanzo erotico si presenta Eleanor LeJune. Allora ventenne la scrittrice ci presenta un romanzo dal carattere autobiografico “Eleanor”. Ella stessa, in un’intervista concessa sul sito webLetteratura e Stilenon più attivo, confessa di aver vissuto parte delle avventure che narra. Ed ammette di provenire come stile di scrittura dalla scuola di Emmanuelle Arsan, verso cui ha un’ammirazione franca ed aperta.
Eleanor narra la storia di una giovanissima moglie che spinta dall’amore del marito cede ai suoi desideri che sono quelli di possedere la moglie insieme ad un altro uomo od ad un’altra coppia. Così possiamo assistere all’incontro di Eleanor con Jean-David (il marito) e Alain, il suo più caro amico. Segue poi una coppia Mark e Claudine. Ed infine l’ammissione di Eleanor ad un Club che in realtà è un bordello di lusso.
Detto così sembrano proprio romanzi pornografici, ma quando andiamo a leggerli ci si accorge dello loro spessore che, sebbene erotico, scava nell’anima di Eleanor, un’anima vergine ed incontaminata, che, titubante all’inizio a vivere le avventure che il marito le propone, si accorge poi che l’amore è qualcosa di più della normale vita coniugale.
Ecco come ce la presenta Arthur Burdon nel suo saggioErotic literature and Pornographic Novel”:
La giovane Eleanor, profondamente innamorata di suo marito Jean-David, quando questo le chiede di possederla insieme ad un suo amico, Alain, cede, nonostante i suoi forti dubbi:
“Sta rischiando il suo matrimonio in un gioco sconosciuto, ma tanto più attraente che la posta non le sembra eccessiva. Ma soffre, comunque, le prime febbri del dubbio in un tumulto d’affetti e di ragionamenti.”
Ma se da un lato teme l’incontro dall’altro:
“Da quel momento Ella si sarebbe soffermata ad ascoltare altri uomini, ad aspirare il profumo delle loro verghe, a seguire con l'ansia dello sguardo le varie fasi delle loro erezioni nel candore trasparente delle sue mani.
E tutto questo sarebbe stato nulla di fronte alla musica che la avvolgeva, alla melodia che la cullava.”
Così che rafforza la sua decisione e ravviva la sua fantasia:
“In tutto il tempo in cui Jean-David ha messo a punto il programma dei loro piaceri, non si è preoccupata di richiamare alla mente un viso o un corpo.
Si sforza, ora tardivamente, di ricostruirli, di immaginare quale aspetto avrà lo sconosciuto e se entrando in lei e uscendo e entrando di nuovo, duro, lungo, godrà del fondo della sua vagina stretta, umida, calda, muscolosa, attiva, ma soprattutto se riuscirà a procurarle un piacere senza eguali.”
E dopo l’incontro finirà per:
“Com'è strano... strano in maniera inesprimibile... pensare che un anno prima, se qualcuno le avesse predetto che avrebbe arrischiato una simile avventura, avrebbe risposto chiedendo di essere rinchiusa non appena avesse manifestato i primi sintomi...”
Sì, perché Eleanor finisce per innamorarsi di Alain.
L’uomo durante il brevissimo periodo in cui ha goduto del suo corpo ha saputo anche aprire la sua anima:
“Entrambi, nelle prime ore di conoscenza, hanno colto la misura del mondo in cui si è dato il caso si trovassero a vivere: sanno esattamente quello che per loro ha valore e per quali ragioni, e il fatto di avere in comune queste ragioni ha contribuito a dare alla loro intimità un tocco finale e delicato.”
facendole comprendere, con angoscia, che si possono amare anche due uomini contemporaneamente.
Ma:
“Resta così, supina, senza movimento, pensando alla giornata che l’aspetta. Ha ancora voglia di essere posseduta da Alain, ma sa che non è possibile. Jean-David, al suo manifesto interesse per l’amico, ha mostrato disappunto ed ella non intende ferirlo.”
Così invita Alain a partire. Cosa che l’uomo fa.”

Estratto in forma di racconto del romanzo Eleanor edito da Amazon
Il marito le ha chiesto di possederla insieme ad un suo amico.
Il giorno prima Jean-David l’ha chiamata e fatta sedere ai suoi piedi, pregandola di non interrompere quanto le doveva comunicare. E nella luce soffusa del soggiorno, dopo qualche minuto di silenzio, aveva cominciato a parlare di Alain.
E tanta era dolce la sua voce che una melodia appassionata si era diffusa nell’ombra avvolgendo di malia la sua anima estatica.
In un primo momento la meraviglia era stata superiore ad ogni altra sensazione; poi, quelle parole lente, sinuose, vellutate, le avevano dato i brividi, saturandola di una voluttà così nuova e sconosciuta che se ne era sentita tremare il cuore.
Le era parso che una forza misteriosa la sollevasse e la trascinasse nelle onde di quei pensieri, attraverso un'atmosfera ricolma di delizie. Era rapita. Gli occhi avevano cercato nell'ombra gli occhi vaganti del marito, le mani si erano tese ad un tratto alla ricerca del suo sesso per ricadere subito inerti, le labbra avevano tentato di emettere suoni ma si erano richiuse inutili e mute. Si era sentita tutta spirito, tolta per prodi­gio ad ogni necessità carnale, in una sfera di irrealtà, in un mondo di commozioni profonde.
Quello che inconsciamente, forse, aveva desiderato per anni, l’impudenza che le si chiedeva, ora si concretizzava.
Accondiscendendo, si poneva già oltre gli estremi con­fini del suo mondo, in uno onirico, ove la notte poteva cantare la sua tenerezza. Vi era arrivata ad un tratto, senza muo­versi, restando ai piedi di Jean-David, nella sua casa, e questo era il prodigio e questa era la constatazione dei poteri infiniti che suo marito aveva su di lei.
La casa, alla vigilia di quella nuova esperienza, le pare moltiplicare i suoi silenzi. Eleanor pensa, risalendo il corso della propria vita, ai prossimi giorni limpidi d’affascinanti e terribili incer­tezze. Quel sì che ha pronunciato con voce vibrante, il cuore grosso d’orgoglio, quasi che tutto il mondo fosse ad applaudire il suo eroico coraggio di fanciulla, lo ha mille vol­te meditato nel silenzio della propria camera, di notte, quando Jean-David, dopo averla penetrata a lungo, dorme e le tenebre si diradano sulla soglia di un mondo lontano; e deve riconoscere che le è sfuggito nell’inconscia scelta di un momento supremo. Sta rischiando il suo matrimonio in un gioco sconosciuto, ma tanto più attraente che la posta non le sembra eccessiva. Ma soffre, comunque, le prime febbri del dubbio in un tumulto d’affetti e di ragionamenti.
Tutte le energie della sua volontà e delle sue passioni lottano intorno a questo sì, che il buon senso scandisce con la sferza della propria sottile ironia, mentre ella segue in se stessa le vicende di quella battaglia, coll'ansia smemorata dello spettatore, che si perde in una troppo acuta riflessione.
E’ sola. Nessun'eco la disturba, nessuna voce la distoglie dai suoi pensieri. E’ sola con se stessa, col proprio proposito, col sentimento angoscioso della sua grandezza e l'affanno compresso di vere, indeterminate, e forse invincibili, difficoltà. Si accorge che, pure fortificandosi nella sua decisione, non riesce a comprendere quale sarà il suo futuro; il cuore le batte sotto le strette della paura, mentre il pensiero corre innanzi verso indeterminate visioni. Si esalta ancora, considera la sua resa come l’estremo atto d’amore che deve a Jean-David.
Un rumore di passi sulla pietra, lo scricchiolio di una porta, sono come un segnale atteso. Pensa che ha appena il tempo di fare una doccia e di prepararsi.
La toilette le richiede un certo impegno. Non sa come vestirsi. In modo audace o semplice? O deve addirittura farsi trovare nuda. Questo pensiero la diverte e, al tempo stesso, la fa inorridire.
Decide per un vestito classico e per un reggicalze audace. Quella che decide di indossare non stringe ma abbraccia; si fa carezzevole, sfiora le parti morbide come dita gentili. E’ liscia come la pelle che ricopre. Non indossa reggiseno e mutandine.
Eleanor da perfetta padrona di casa fa accomodare i due uomini nello studio di Jean-David, su un soffice divano. Nel porgere un bicchiere di cognac, per un attimo china leggermente il capo e il dolce profumo dei suoi capelli sale alle narici di Alain. La superba loro bellezza sfiora quasi le sue labbra. Mentre si allontana, l’uomo ha l’impressione di udire il fruscio del tessuto della stretta gonna contro il vello del sesso.
Jean-David e Alain sono affascinati. I suoi occhi, quando Ella si crede inosservata, hanno espressioni scintillanti, sembrano che siano divorati da un misterioso fuoco interiore, a stento soffocato.
E sulla sua bocca, di mirabile disegno, dai toni opachi, si sparge il fascino delle grazie orientali. Ella è umana e divina ad un tempo. Umana per il tepore delle sue linee nervose, per il profilo dei suoi seni, dal disegno puro e regolare, che si sollevano e si abbassano nel ritmo calmo del suo respiro, per le sue fini proporzioni, per i capelli neri come l’ebano, luminosi nel buio della stanza; divina per la magia seduttrice che si intuisce contenuta nelle sue fibre sottili, e per le sue pupille, porte celesti di un paradiso lungamente sognato.
La gonna, leggermente rialzata, mostra le gambe stupende, inguainate nelle calze fluenti e sottili da sembrare viva pelle. Poterle soltanto toccare, intiepidite dalla contiguità con quella carne cui aderiscono senza la minima increspatura. Ah, se lei vi acconsentisse. Se lo tollerasse. Se lo volesse.
Il turgore dei loro sessi è ora evidente. Ed Ella si sente una regina, con quegli uomini che ha incantato; sa di avere un corpo dolce e perfetto, ove alberga una forza che non ha mai osato chiamare sensualità, ed ora si rifiuta di definirla per non sminuirla.
Pronuncia il loro nome, dolcemente. La loro bellezza, l’immaginata bellezza del sesso dell’ospite, la fantasticata dolcezza che, immagina, essi daranno all’incontro; tutto sembra avvolgerla in angosciose immagini d’intollerabile piacere, che riesce però ad esorcizzare attraverso un personale cerimoniale poetico che accetta le norme di un rigorosissimo estetismo.
Il culto della bellezza e l’estetica del coito le permettono di trasformare le immagini più oscene, le più audaci manifestazioni della sua fantasia malata, i più iperboli sogni di pura carnalità, in poesia. La sua sofferenza si sublima in pure lezioni stilistiche.  
E una notte, chissà quando?, sporgerà la sua mano nel buio e troverà i fantasmi di questo presente irreale. Un ricordo sublime d’audace e bellissima trasgressione. In tutta la vita, forse non dividerà mai più il suo corpo con due amanti ma tutte le ore ed i giorni futuri saranno nutriti da ciò che sta per cominciare.
Anche loro rimangono in silenzio, posseduti da una felicità così grande e così diversa da tutte le felicità che prima hanno provato o immaginato. Una fiamma li percorre, il loro corpo diviene un solo corpo, bal­zando da forza a forza.
L’enigma plastico della bellezza di Eleanor è oscuro ed attirante. Essi scorgono nel puro disegno del viso un singolare contrasto d’espressioni. I suoi occhi sono così dolci, profondi, lusinghevoli, tra i lunghissimi cigli, da far vacillare ogni residua resistenza, residuo dubbio. Captano la sua anima. Si nutrono d’essa. Bevono il fascino voluttuoso che nasce da lei.
All'improvviso alzano le mani di Eleanor, le baciano e poi le chiudono a coppa sui loro sessi turgidi. Non si sono spogliati, hanno denudato solo il sesso. Il toccare le verghe nude le dà una sensazione di languore struggente che le serra la gola.
Jean-David ha un corpo magro, lungo, tutto muscoli, asciutto, bello, più bello del suo viso, il che, pensa Eleanor è tutto dire. Alain è più dolce di forme, più trasparente di pelle, più elastico e soffice al tocco, ma non per questo effeminato.
E se da un lato, Jean-David colpisce l’immaginazione per la sua struttura perfetta, è il fallo di Alain che inebria Eleanor. Un capolavoro, per forma, dimensione, lunghezza, qualità della pelle, mobilità, pulsazioni. Nei pochi attimi che l’ha toccato si è sentita sciogliere dentro, tante sono state le sensazioni che le ha comunicato.
Decide di iniziare da quel fallo, lo tocca con delicatezza e desiderio, poi lo accoglie tra le labbra. Lo sente espandersi dentro la bocca. Quel contatto le ravviva il sangue nelle vene e le labbra della sua vulva si schiudono come un fiore. Il cuore le batte all’impazzata.
Nel momento stesso che avverte il fallo dell'uomo tra le labbra della sua vagina, qualcosa di forte balena prodigiosamente in lei: una scintilla luminosa che s’ingrandisce e cresce e splende, ed Eleanor avverte che il suo corpo si liquefa, fondendosi con quell'ardore luminoso che continua a crescere, sino a quando tutto il suo corpo non ne è soffuso, non pulsa del suo calore, e l'ultima ritrosa cappa del suo pudore si scioglie, scacciata irresistibilmente da quella fiamma calda e viva.
Nel silenzio della stanza, il lamento di lei si diffonde sottile e disperato. Incapace di resistere si sente mossa da correnti che non ha mai conosciuto in passato, si sente portare ad un parossismo estremo, dal quale ricade gemendo e piangendo senza parole.
Jean-David esce dall’ombra.
Quando la penetra, ancora calda dello sperma di Alain, si sente stringere in un’emozione bizzarra. La notte profonde i suoi tesori. L’aria è di una freschezza deliziosa. Non osano guardarsi, perché tutto in quell’istante assume di colpo un carattere troppo improvviso di gravità.
L’animo non può, non rispondere a quell’insensato momento, a quel meraviglioso contatto che le riempie il corpo di leggeri fremiti. La bellezza del tutto è così dolce che trapassa l’amore come una spada di fuoco. Il ricordo delle ore appena trascorse si fonde con il presente. 
Ma ha appena il tempo di finire i suoi pensieri che suo marito zampilla in fondo al suo ventre. Lunghi getti, abbondanti, inesauribili. Al pensiero della mescolanza dei semi, la vertigine le fa perdere i sensi.
Dopo che Alain è partito il marito le domanda:
- Desideri ancora Alain? Ti è piaciuto il suo pene, lo hai succhiato a lungo? - le domanda.
E’ evidente che si eccita alle sue stesse domande ed Eleanor decide di stare al gioco.
Con sua sorpresa lei risponde corag­giosamente, con sguardo pieno di vivacità che non tradisce la minima debolezza sentimentale, ma che al contrario esprime una volontà indomabile e uno spirito gioioso.
- Si, lo desidero ancora, ma ti amo troppo per tradirti.
Sa di mentire. Non che nella sua intimità affiori un istinto torbido, ma dopo la notte trascorsa tra le braccia di Alain ha scoperto in sé una tenerezza che se coltivata può mutarsi in un sentimento più profondo.
Racconta al marito, con dovizia di particolari, la notte trascorsa e l’episodio del lago.
Conversa gaia, eccitata dal timbro festoso della propria voce, dal profumo di rose che è nell’aria. In complesso, non capisce quanto sta avvenendo in lei. Si sente strana, volubilissima nelle riflessioni, nelle sensazioni dell’attimo. 
Jean-David pare addormentato nella beatitudine di sentirsela accanto viva, palpitante, odorosa di gioventù.
Allora fissa i suoi occhi in quelli di lui. Lo fissa intensamente, tanto che lo costringe a scrutare con ansia ciò che trapela dall’espressione assorta del volto femminile.
Fuori il temporale estivo è al suo culmine. A poco a poco sprofondano in un’imprecisa sensazione voluttuosa, nella quale il rumore dei tuoni genera come una musica vaga e carezzevole che li trasporta in un mondo lontano.
Si perdono in fantasie lontane.
Un ennesimo tuono li scuote dal loro torpore. Jean-David le domanda allora se è pronta a proseguire l’avventura.
Per nulla intimorita dal tono improvvisamente brusco della domanda, Eleanor si protende in avanti e scruta gravemente il volto che le sta dinanzi. E’ impenetrabile e tutto ciò che le riesce di scoprire è che Jean-David ha occhi magnifici e una bocca che tradisce un'indole dolce.
- Chi sarà questa volta?
- Una coppia. Lei è una bellissima donna.
Eleanor si sente mancare. Non ha tendenze lesbiche e non intende fare l’amore con una donna. Esterna i suoi timori.
Un fugace lampo attraversa gli occhi di Jean-David.
- Non temere, - dice, - il nostro sarà solo uno scambio di partner. Dapprima ognuno di noi farà conoscenza del coniuge dell’altro, poi a turno ogni signora sarà appagata in contemporanea dai due maschietti come ogni maschietto sarà appagato in contemporanea dalle due signore.

Mark e Claudine è il seguito di Eleanor e narra dell'incontro con una coppia, Mark e Claudine, che finirà in un'orgia.

Estratto in forma di racconto del romanzo Mark e Claudine edito da Amazon
Nude, le due donne fanno il bagno in un mare freddo e rigenerante.
Quando alla fine Jean-David torna a chiudere la porta d'ingresso è buio, ma la luce alle finestre illumina Eleanor e Claudine, immobili al centro della stanza. Aspettano, nella quasi oscurità, mentre la fioca e baluginante luce rossastra proiettata dal fuoco respinge le ombre negli angoli facendole ondeggiare. Aspettano. Completamente nude. Presto il momento che hanno atteso per tanti giorni giungerà.
I loro occhi grandi, immensi, enormi sono lampeggianti e colmi di luce. Adagio, come se stessero prendendo parte a una cerimonia sacra, fanno in modo che dallo specchio il bagliore delle candele si riversi sui loro corpi senza veli.
Il vento notturno che investe la casa le colma di una felicità tanto grande da costringerle a chiudere gli occhi nel tentativo di trattenere in loro quella gioia, di impedire a quel momento di passare.
Sanno di essere graziose, ma ignorano quale irresistibile fascino esercitano sugli uomini quei loro visi deliziosi, nel cui ovale purissimo, di una luminosità perlacea, scintillano sguardi incantevoli, dalle sfumature misteriose: sguardi carichi di passioni ardenti, di promesse non rivelate, che si celano sotto la serica frangia delle ciglia. Lo specchio riflette anche cascate di riccioli ramati e fluenti capelli e bocche ribelli, simili a frutti polposi, la cui sensualità contrasta in modo strano e affascinante con la classica perfezione dei lineamenti.
Nel buio della stanza, provano tutti un senso di li­bertà: la natura è sgombra, pulita, soltanto qualche raro uccello sfreccia in volo, ma molto in alto, confondendosi nell'infinità del cielo. Non c'è nessuno che li veda, nessun altro che il paesaggio. E il paesaggio, per l'occasione, è calmo e indirizza un'occhiata immobile a tutto ciò che accade sulla spiaggia ed oltre.
Jean-David confessa che non sa come iniziare.
Nella notte, le parole, le cose che essi formula­no, i misteri che suggeriscono, inondano gli animi.
Eleanor vuole avvicinarsi di più a Claudine e Mark. Vuole poter mostrare i suoi reali sentimenti e quelli di Jean-David. E’ aggredita da un vortice di emozioni così intenso da provarne quasi nausea. Vuole tanto chiudere gli occhi; sente il desiderio irrefrenabile di piangere accovacciata ai loro piedi, di ringraziarli per il dono che le hanno fatto.
 - Jean-David...., urla, mentre il fallo di Mark penetra violentemente nel suo retto, traforandola sino alla base dell’asta.
Il lungo indice affusolato del marito si posa sulle sue labbra, a calmare il grido. Gli si butta contro. La sua carne è calda.  Jean-David la bacia, a lungo. Le sue labbra lasciano quelle di lei ancora vogliose, e la sua lingua scende a leccarle la gola, e poi i seni nudi, con i capezzoli eccezionalmente sensibili. Eleanor geme a bocca aperta, con le palpebre abbassate.
Claudine, che sino a quel momento si era dedicata a manipolare con la bocca l’asta di Jean-David, lo sostituisce nel bacio. Sulle sue calde labbra, Eleanor riconosce l’odore del pene. Un orgasmo intenso la coglie mentre Mark si sfila dal suo ano e si svuota nella sua vagina.
Il bacio tra le due donne si fa sempre più profondo. Le dita di Claudine penetrano nella fessura ricolma di sperma. Eleanor cerca la vulva dell’amica e scopre che il marito si è ancorato nel fondo di essa. Il pensiero dello stantuffo ritmico fa sbocciare dentro di lei un orgasmo che le lascia il cuore martellante di eccitazione.
Benchè intorpidita dall’orgasmo, Claudine osserva con desiderio l’amica. Non si stanca di ammirare la sua pelle liscia e compatta dal colore della magnolia, il suo corpo flessuoso eppure carnosamente ricco. E sono le cosce piene, i glutei saldi e rotondi, le mammelle che sovvertono la legge di gravità con la loro colma procacità estremamente mobile ma solidamente eretta, i punti che automaticamente attraggono il suo sguardo.
I capelli corvini, lucidi e serici, dai riflessi bluastri le nascondono i magnifici occhi verdi e la bocca sensitiva e golosa che tanto la fa impazzire. Protende una mano ad accarezzarle la nuca, per poi scendere dolcemente lungo la schiena falcata, sino all’apertura del sesso.
Con un brusco gesto del capo, Eleanor si libera dei capelli che le coprono il volto e si gira verso Claudine per guardarla e sorriderle con dolcezza.
La mano che stava masturbando con energia la verga del marito, scivola senza premura sul volto dell’amica, sfiora le ciglia degli occhi e si sofferma sulla morbidezza delle labbra.
Odorano di sesso. Claudine, nell’attesa che penetrino in bocca, ha un altro orgasmo.

Il Club è la terza ed ultima parte della Trilogia di Eleanor. Jean-David, il marito di Eleanor, vuole spingere i giochi erotici con la moglie sino all’estremo. Così le propone di prostituirsi in un bordello di lusso denominato Il Club.


Estratto in forma di racconto del romanzo Il Club edito da Amazon

Il Club è quanto di più bello Eleanor abbia mai visto. E’ situato in una posizione stupenda, circondato da un parco chiuso tra un fiume e un bo­sco. All’ingresso fanno mostra di se due simmetrici giardini all'italiana, ben disegnati e curati alla perfezione.
Affascinata sosta un attimo sulla soglia, guardando dapprima i giardini e il verde prato che scende fino al fiume, poi le mor­bide colline più in alto. Il bosco sale aprendosi lungo il monte. E’ qua e là fitto d’ombra, con larghi spiazzi e termina su di un poggio, da dove, ella sa, si scorge lontano il lago e la valle, verde e soleggiata.
 E’ titubante ad entrare, ma poi vince la propria paura.
A quell'ora, non ancora tarda, il Club è vuoto. La riceve un anziano signore, distinto, che si congratula della sua bellezza. Il suo nome è Mistral de la Sena.
Mistral la guida attraverso un lungo corridoio, tra mo­bili d'epoca, soffici divani, lampade a luci soffuse e almeno mille candele con le fiamme palpitanti. E poi ci sono i fiori: felci, gardenie, orchidee, fucsie a rami pendenti, ibischi, bocche di leone, delphinium e altri.
Mistral aiuta Eleanor a sedere e poi sposta la sua sedia vicino a lei. Rimangono così, fianco a fianco.
- Queste capanne sono riservate alle coppie ospiti del Club. Lei potrà anche essere richiesta da una coppia. Suo marito le ha spiegato le regole del Club?
- Vagamente.
Mistral sorride.
- Il Club è essenzialmente una scuola, una scuola di sesso. Le ragazze che frequentano il Club studiano l’uomo, il sesso maschile e le forme di piacere che una donna può rendere all’uomo. Ogni sorta di piacere. Mi creda, sono una classe privilegiata di ragazze, scelte tra le più belle e tra le più socialmente elevate. Ragazze simili sono poi molto ricercate come mogli. Il loro programma di insegnamento è difficile da descrivere.
Mistral fa una pausa. Eleanor ne approfitta per domandare:
- Ma in cosa consiste l’istruzione?
- Dalle normali discipline scolastiche alle lezioni di sesso pratiche. Sono soprattutto queste che distinguono il Club da ogni altra scuola. Qui la fanciulla, che deve essere rigorosamente vergine e dichiarare di non aver mai avuto rapporti sessuali di nessun genere, è istruita nell’arte della seduzione e nel come rendere felice un uomo con il proprio corpo. Le si insegna di tutto: come manipolare una verga con la mano, con la bocca, con la vagina e con l’ano. Le si insegna a bere lo sperma, le si insegna ad avere rapporti con più uomini, e così via. Sia le fanciulle che i loro istruttori avranno il volto coperto e non potranno mai rivelare la loro identità. Si ritiene che debbano incarnare l'ideale di poter fare poche cose superlativamente bene, piuttosto che fare un mucchio di cose niente affatto bene. Grazia e forza, del corpo e dell'animo, sono lo scopo ultimo del Club. Qui una fanciulla è più facile che venga punita per un’andatura cascante che per non aver ricordato una data storica.
Le viene comunicato che due ospiti hanno chiesto di lei. Si sente morire, vorrebbe scappare. Ma il pensiero dei rimproveri di Jean-David la trattiene.
Una corrente di aria calda le giunge al viso, dalla porta. Ed è quella corrente d'aria calda che la ricon­duce di colpo all’immediata realtà. Due uomini entrano nella stanza.
Sono padre e figlio. Il giovane non è niente male, il vecchio deve avere sui sessanta anni. Ha i capelli grigi, pettinati con cura all'indietro e tagliati corti. Arriva a mala pena alla spalla del figlio ed è piuttosto tozzo, ha il viso grassoccio un po' congestionato e l'espressione gioviale di chi è dedito al bere. Un gaudente senza dubbio.
Gentilmente le sussurra:
- Lei è semplicemente deliziosa.
I suoi occhi tradiscono, però, la lussuria. Rivolgendosi al figlio dice:
- Paul, ti presento Eleanor. Un regalo più bello non poteva capitarci.
Paul abbozza un sorriso imbarazzato. Eleanor comincia ad avere paura. I vecchi l'hanno sempre intimidita. Per di più prova una certa repulsione.
I due le si avvicinano, ostentando entrambi un sorriso. Ma mentre il sorriso del giovane è aperto e franco, quello del vecchio le causa un disagio indefinibile. Gli sguardi di sottecchi che le lancia la dicono lunga sulle idee che ha in testa. Le ispira un’avversione subitanea, le dà una specie d’impazienza e di fastidio quasi acre.
Eleanor si ferma a riflettere. Le sue paure sono senza giustificazioni. Quegli uomini hanno pagato per avere il suo corpo e se non le useranno violenza possono fare ciò che vogliono. Ciò che la ferisce è che lo sguardo del vecchio le dà la sensazione di essere solo un pez­zo di carne.
- È davvero deliziosa - ripeté lui, avvicinando­si a guardarla più da vicino con un'aria così licenziosa da farle venire la pelle d'oca.
- Si spogli!
Il tono imperioso non ammette repliche. Quell'uomo la disgusta, vorrebbe poter non ubbidire, ma è incapace di abbozzare il pur minimo gesto di difesa.
Quello che accadde subito dopo è stranamente inaspettato. La coglie di sorpresa, poiché agisce cosi fulmineamente da trovare impreparate tutte le sue difese. Il vecchio ha conficcato a coltello le mani tra le sue cosce contratte e ora le divarica a forza le gambe, facendola urlare di dolore.
La rosea vulva rimane aperta per lui, con le grandi labbra dischiuse, e, ancor prima che formuli un pensiero, il membro di nuovo rigido e grosso si inserisce tra esse allargandole men­tre la penetra.
Vorrebbe urlare, ma dal­la sua gola esce soltanto un gemito. Si sente morire di vergogna e di disgusto, ma il suo sesso comincia a reagire alle frenetiche ca­rezze dell'uomo. Il colpo che le ha assestato è stato secco e preciso. Il pene non riesce a raggiungere il fondo della sua vagina, ma in compenso la dilata ogni oltre dire.
Vorrebbe sfuggire alla sofferenza deliziosa e intende sottrarvisi, ma è troppo tardi. La mente non può più interfe­rire. I muscoli interni, laggiù, si contraggono, lo stringono, la dentro, lo liberano, lo riprendono.
Il vecchio le piazza le mani sotto le ascelle bagnate e da lì comincia le sue ricerche. Sposta i palmi sui fian­chi tremanti, poi afferra i seni colmi, facendole male. Resta per un momento immobile, con una mammella in ciascuna mano. Le sue dita si premono nelle carni ela­stiche e sudate. Adesso si è appiccicato al ventre di Eleanor e comincia a pomparla, di nuovo, ritmicamente.
Eleanor, nonostante le avvisaglie di piacere, si augura che l’uomo eiaculi subito, ma deve ricredersi. Ha una resistenza fuori del comune. Comincia a contare i colpi che le assesta. Dopo trecento smette di contare. Le labbra dell’uomo prendono possesso delle sue, le schiacciano, la lingua forza i suoi denti e penetra nel palato. Si sente vagellare. Non voglio, pensa, è una cosa ripugnante, ma a quanto pare il suo sesso non risponde al cervello.
Dopo i due uomini a possederla sono due giovani e affascinanti fratelli.
I due fratelli fanno all'amore in un modo così professioni­stico da farle pensare che forse è lei che dovrà pagare loro. Comunque ben presto si sente meravigliosamente distesa. Non le chiedono niente sul piano emotivo. Il piacere è offerto e preso, ma non ci sono ansiose ricerche, come sempre accade nelle relazioni basate sull'amore, per sapere se qual­cosa del piacere resta e si sublima in un af­fetto duraturo.
Si esibiscono come ottimi trapezisti e quando ognuno di loro ha scaricato il suo seme, si sentono soddisfatti non tanto per il proprio godimento, ma per quello che hanno dato. Si riconoscono come soci di uno stesso circolo e si sorridono non per il rapporto che hanno stabilito, ma per la comune appartenenza a quella ristretta società che sa concepire quel modo di vivere. Per loro, Eleanor è soltanto una donna emancipata a cui devono tutto il loro rispetto.
Eleanor ha dato la sua disponibilità al Club per una settimana e benchè Jean-David le abbia chiesto di poterla rivedere a casa sua, non se la sente di accettare.
Le hanno chiesto se preferisce ricevere i clienti di giorno o di notte. Sceglie il giorno. Sono quattro giorni che è al Club ed ha partecipato ad una decina di incontri. Quasi sempre plurimi. Prova a fare una conta dei falli che ha fatto zampillare, ma è una conta approssimativa. In realtà non ricorda bene.
Quotidianamente è lordata di saliva e di sperma. Sudori sconosciuti si mescolano al proprio sudore. E le parti del suo corpo, più costantemente violate, le sembrano divenute più sensibili, piú belle, come nobilitate: la sua bocca serrata su sessi anonimi, le punte dei suoi seni a volte palpeggiati dolcemente, con delicatezza e a volte strofinati da voraci mani indelicate, ma soprattutto la vulva quasi sempre piena di sessi traboccanti sperma.
Si stupisce di accettare quella condizione, ma i complimenti di Jean-David la portano a degradarsi con voluttà.  E poi, i clienti del Club, con poche esclusioni, sono quasi sempre uomini bellissimi. Non ne ha un ricordo preciso, ad eccezione di Friedrich e Heinrich.
Solo poche ore prima, un negro, il cui fallo l’ha fatta temere di essere squartata, l’ha arata così a lungo, ore, che quando lo sperma si è riversato in lei, dopo molte estasi, è crollata svenuta.
Non ne ricorda il volto, ma non lo dimenticherà mai per l’ostinata violenza e il ritmo frenetico con cui l’ha scavata più di quanto lo sia mai stata in precedenza e che l’ha fatta godere più di quanto abbia mai goduto prima.
Ed ora che sta per lasciare il Club confessa a Mistral i suoi rimpianti.
I seni di Eleanor si sollevano tranquilli, appena tesi, e rigonfi ancora di sangue.
- E’ trascorso così poco tempo - ella dice, - da quando sono al Club, ed ho imparato tanto.
- Cosa hai imparato, Eleanor? -
- Ho imparato l'amore, Mistral. Tutto l'amore. Sol­tanto l'amore.
- L'amore?
- L'amore! - esclama la fanciulla, e sorride un poco. - Ho imparato questo dell'amore, caro Mistral, e cioè che nessuna parola può esprimerlo. Nessuna parola, nes­suna poesia, nessuna statua, nulla. Ho imparato l'indicibile pena e l'indicibile dolcezza racchiuse nell'amore.
Rimane a labbra socchiuse come per parlare ancora, ma la voce le muore in gola.
Mistral la guarda studiando le luci e le ombre che le si muovono sul viso. L'intensa bellezza creata dalla passione le è ormai svanita dai tratti. E’ soffusa invece di una luce gioiosa emanata dagli occhi chiusi, e da un'espressione di morbido, intimo incanto, quasi di potere e di trionfo, che ridona alla sua estrema leggiadria il senso del mistero e dell'inaccessibile. Nel vecchio uomo per contro il sentimento del compiuto si va dissolvendo: gli rinasce in cuore il desiderio. Egli si piega e le preme le labbra nella dolce fossa fra i seni. Ella ride gaia.
- Perché ridi? -
- Rido perché mi batte pazzamente il cuore. Ed anche perché... - s'interrompe, apre gli occhi e lo guarda.
- Ebbene, per quale altra cosa? -
- Amore - mormora - anche perché non avrei mai creduto di poter provare piacere con un uomo di quasi quaranta anni più di me!
- Ma tu tremi, Eleanor! -
- Fa fresco - dice la fanciulla con un dolce ingannevole sorriso. - Si è messo a far fresco di colpo! -
Poi arriva suo marito.
Attimi, poi corre incontro a Jean-David. Lo bacia, e nel bacio il giovane avverte il sapore dello sperma. Alla sua perplessità confessa, ridendo, di aver fatto l’amore con Mistral.
- Lo amo come amerei un padre.
Jean-David tace. Si ritrae dal bacio e la guarda con esitazione. Non hanno mai parlato di quell’aspetto del problema che si affaccia per la prima volta. Ma Eleanor lo rassicura. Fuori dal Club gli sarà fedele. Purché, e ride gioiosamente, Jean-David le prometta di gioire in lei non meno di tre volte il giorno.
- Perché tre volte?, - chiede.
- Perché ho tre orifizi, - risponde seria Eleanor.

Jean-David guarda la fanciulla: un tremito d'ombre le si muo­ve sul viso mentre ella osserva pensosa il suo giovane amore: la voce si è fatta grave. Le labbra socchiuse esprimono un caldo senso d'attesa ed è bella, così indicibil­mente bella e attraente che un fremito percorre Jean-David. Egli è avvolto allora da un'ondata di gioia, e sente che il suo spirito si è liberato da ogni costrizione, capace ormai di abbracciare il mondo intero.

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