mercoledì 29 maggio 2013

Tutti i racconti di Eleanor LeJune


Tutti i racconti di Eleanor LeJune





Acquistabile su Amazon

Sinossi

Vengono qui presentati, in offerta speciale a 0,89 Euro anziché a 7,12 Euro, tutti i racconti pubblicati sino ad oggi da Eleanor LeJune nelle seguenti antologie: Racconti erotici per una sera d’inverno, Racconti erotici di primavera, Tentazioni, La Cimiteriale, Surama e Fathma – Racconti Erotici d’Oriente, Le donne Turche, Fulvia e Ophir e Alphonsine e Henriette.
Libro ideato per Kindle fire. Per una libera e autonoma valutazione del presente e-book si invita a scaricare l'estratto che Amazon mette a disposizione proprio per questo motivo. Ciò non solo vi fa prendere personale visione dei contenuti, peraltro ampiamente illustrati nell'estratto. Si ritiene che l'estratto di Amazon sia la forma più attinente alla valutazione del prodotto, non influenzati da critiche positive o negative che possono essere lontane dalla nostra sensibilità e dai nostri gusti, se non pretestuose.
Da la Repubblica - 22 gennaio 2013 - pagina 48 Sezione Cultura
da un articolo di Stefania Parmeggiani
"E le false recensioni? «Più la community è grande e più ha gli anticorpi per isolare gli impostori». In Italia è ancora presto per gli scrittori famosi che abbandonano i loro editori attirati da royalty del 70 per cento. «I nostri numeri - continua Santarelli - rispecchiano quelli del mercato degli ebook, il fenomeno è agli inizi ma capita che ci sia chi entra nella top ten dei libri più scaricati». Max Dezzi con Amazzone di San Giorgio, Alessandro Venturini con Amabilmente condannato a moglie, Laura Bondi con Il diario di una cameriera, Vera Q con La scatola di cioccolatini di Silvia ed Eleanor LeJune, pseudonimo dietro cui si cela la misteriosa autrice di Racconti erotici per una sera d' inverno. Un genere non casuale: l' erotismo sembra avere conosciuto, proprio grazie al digitale, una nuova fortunata stagione."


Dettagli prodotto

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 573 KB
  • Lunghezza stampa: 273
  • Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
  • Lingua: Italiano
  • ASIN: B00B03FUZQ


Introduzione



I Racconti
Alphonsine
Alphonsine, per dimostrare al fidanzato di essere una donna evoluta si concede a due rozzi, ma dotati, contadini, alla ricerca di una sessualità sfrenata.
Si era detta che doveva superare i suoi limiti e li avrebbe superati. Patrick l’aveva definita una piccola borghese, incapace di soddisfare i suoi reconditi desideri e lei si era ripromessa di contraddirlo.”
E così invita due rozzi contadini per un incontro a tre.
Il maggiordomo, attraversando il giardino, la informò che due rozzi ragazzi del luogo stavano chiedendo di lei. Calcò la voce sulla parola rozzi.
Si avviò pian piano verso la casa. Quando vi giunse posò gli occhi sul mare, che appariva tutto superficie e luccicore, assai meno profondo del suo spirito. L'oceano vero ed eterno era l'abisso dell'illusione umana.
I due giovani li aveva chiamati lei. Li trovò nell’atrio, in attesa. Effettivamente erano rozzamente vestiti ma puliti e la loro pelle era leggermente abbronzata. Facendoli entrare nel salotto, offrì loro del vino e tentò di farli sentire più a loro agio iniziando la conversazione; ma ben presto le parve chiaro che tutti e due erano irrimediabilmente ignoranti e ottusi. Era inutile di volere dare al loro incontro un significato diverso da quello originariamente programmato.”
Uno di questi è famoso per avere un pene gigantesco.
Guidandoli nella sua camera da letto, dove entrarono con timore, i cappelli in mano, come se visitassero una cattedrale, tirò le tendine, per togliere il riverbero del sole e per far sì che nella stanza calasse la penombra. Se mai avesse arrossito, non voleva che si vedesse.
Con audacia chiese:
- Dov'è quel meraviglioso equipaggiamento di cui hai parlato ieri, Roderick?”
Tre volte tre
Henriette, tenutaria di un bordello di lusso, intende accertare se è vera la diceria sull’anziano Duca di Bergerac:
Mentre era nelle sue riflessioni le si avvicinò l’anziano Duca di Bergerac che si vantava di riuscire ancora, nonostante la sua età avanzata, a soddisfare tre donne per notte
Così con la sua amica Madeleine si ritira in camera da letto per constatare se il vanto del Duca di Bergerac risponda al vero.
Il Duca di Bergerac non resistette. Afferrò la fanciulla, la trascinò sul letto e la penetrò senza preliminari. Poi, con voce rauca disse:
- Henriette, unitevi a noi.
Henriette non si fece pregare. Si denudò e li raggiunse, ponendo la sua vulva sulla bocca di Madeleine, che prese a leccarla. Ora, il Duca di Bergerac era deliziato dalla vista del seno stupendo di Henriette che, teso in avanti, gli offriva la possibilità di leccare due aureole di squisita fattura. Non si fece pregare.
Henriette raggiunse immediatamente un orgasmo. Cui fecero eco quello del Duca e di Madeleine.
Maliziosamente Henriette provocò il Duca:
- Se le vostre dicerie sono esatte, mio caro Duca, ci aspettiamo da voi ancora due semenze.
- Cero, non rimarrete deluse, ma venite vicino a me, mia cara, e lasciatevi ammirare.“
Il Sogno
Racconto onirico-surreale venato di erotismo ispirato ad un racconto di Guy De Maupassant.
Un brano estratto dal racconto:
Gli parve di essere, a un tratto, in una bella città. Era Parigi; ma in quale epoca? Camminava per le strade guardando le case, i teatri, gli edifici pubblici ed ecco, in una piazza, vide una grande costruzione molto elegante, civettuola, attraente.
Si impressionò, perché sulla facciata era scritto a lettere d'oro:
«Opera della morte volontaria».
O stravaganza dei sogni fatti da svegli, quando l’anima spicca il volo in un mondo immaginario e possibile! Niente stupisce, niente urta; e l’immaginazione sbrigliata non distingue più il buffo dal funebre.
Si avvicinò a quell'edificio: alcune ragazze molto belle, in minigonna, erano sedute nell’atrio, davanti al guardaroba come nell'entrata di un circolo.
Entrò per vedere. Una brunetta, dal naso impertinente e lo sguardo vivo, si alzò e gli domandò:
«Desiderate, signore?».
«Desidero conoscere che cos'è questo luogo.»
«Nient'altro?»
«No.»
«Allora volete che vi conduca dalla segretaria dell'Opera?»
Esitava. La ragazza davanti a lui era veramente molto bella e la gonna corta esaltava lo slancio delle sue gambe, tornite e seducenti.
Domandò ancora: «Ma non arrecherò disturbo?».”
La Tombale
La Tombale di Eleanor LeJune tratto da La Cimiteriale ci narra la storia di una vampira che va a cercare le sue vittime nei cimiteri, sulle tombe dei cari defunti. Libero adattamento da un racconto di Guy de Maupassant.
Da l’Incipit del La Tombale:
Cinque amiche, cinque donne di mondo, belle, ricche, tre sposate e due rimaste nubili, Aurelie, Josephine, Eleanor, Claudine e Ariane, compagne di liceo e di università, nonché di audaci scorribande che loro chiamavano serate intime, in quell’uggioso pomeriggio di dicembre, stavano comodamente sdraiate a raccontarsi le loro ultime avventure.
Aurelie, alta, esile, flessuosa, corpo slanciato e seno alto, indubbiamente la più bella della compagnia con quelle sue gambe lunghe, indecenti nella gonna corta e stretta, e con quelle sue mani fini e delicate degne delle sue caviglie sottili, si era dilungata in un resoconto dettagliato di un rapporto a sei, avuto pochi giorni prima, tra lei e cinque negri che si era divertita a definire super dotati.
- Avevo voglia di sentirmeli addosso tutti contemporaneamente, ma soprattutto volevo sentirmi colma. Li ho fatti godere tutti nello stesso momento. Un vero gioco di equilibrismo.
Eleanor che non le era da meno e colpiva per il suo seno svettante, dalle aureole delicate e rosee, che adorava mostrare sotto camicette trasparenti o magliette aderentissime, fu la seconda a parlare. Aveva sedotto un giovane timido e sicuramente vergine.
- Gli ho permesso tutto ciò che nella sua mente aveva sognato. Mi ha posseduto nella vagina, nell’ano, tra i seni, nella bocca e tra le mani. Ho bevuto il suo sperma lasciandolo completamente esterrefatto. Non credo che mi dimenticherà mai.
Ariane, bionda esile e dal corpo nervoso, indubbiamente una falsa magra che colpiva per le labbra piene di un rosso brillante e i denti bianchissimi nell’arco del suo misterioso sorriso, che tanto ammaliava tutti, fu la terza a raccontare la sua ultima avventura. Aveva sedotto una commessa in un negozio di lingerie.
- Con la scusa che volevo un suo parere l’ho costretta ad assistere allo spettacolo della mia nudità. Mi sono fatta portare un campione di mutandine e dopo essermi completamente spogliata ho cominciato a provarle. Le chiedevo se si intonavano con il coloro dei miei capelli o con quello delle mie aureole che non mancavo di carezzare in modo che si ergessero. Poi, le ho detto che anche lei aveva un bel seno e l’ho carezzato baciandole lievemente le labbra. Un attimo di esitazione mi ha fatto capire che potevo spingermi oltre. Le ho infilato la mano sotto la gonna e con sorpresa ho scoperto che era fradicia. L’ho quindi spogliata, scoprendo un corpo efebico, dalle linee lunghe e pure, un seno appena accennato, fianchi stretti e vita snella e flessuosa, ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la sua fessura. Un pube perfettamente rasato, pieno, con un taglio che saliva sin quasi all’ombelico, un vero capolavoro. Ho capito che una sveltina non mi avrebbe soddisfatto così l’ho invitata a casa mia. Abbiamo fatto l’amore per tutta la notte. Mi sento ancora addosso il profumo della sua vagina.”
Carlotta
Racconto che si ispira alle Affinità Elettive di Goethe. Carlotta, una giovane moglie, si trova costretta a doversi concedere al Capitano Danrit a causa di un debito di onore contratto da suo marito.
Di seguito un brano estratto dal racconto:
Ancora una volta, come sempre, lo sguardo del Colonnello si perse nei suoi grandi occhi marini, nei suoi capelli d’oro, in quell’aria svagata ed ironica con la quale lo stava guardando, per poi perdersi nello stretto della sua gonna, su ad indovinare se quel giorno avesse o meno indossato le mutandine.
Carlotta  si chiese se doveva allargare leggermente le gambe, ma non lo fece. Se lo avesse fatto suo marito avrebbe presto perso ogni attrattiva per quel sottile gioco di seduzione. Si ricordava ancora il primo giorno che l’aveva conosciuto. Con sorpresa lui le aveva detto che aveva un volto da piccola svergognata. Lei era rimasta di sasso. A 18 anni non era andata oltre al bacio con dei suoi coetanei e, per giunta, senza provare grandi emozioni. Il giorno seguente l’aveva deflorata.
- Allora, ti sei deciso a darti una risposta. Ho o non ho le mutandine?
Poi ella ebbe un gesto amabile e garbato: si piegò in avanti, quasi volesse guardare le sue gambe e osservare se la gonna fosse salita troppo oltre metà cosce. In quell’atto, i capelli fini e biondi come l’oro, ondulosi, caddero in avanti. Con gesto deciso ella rialzò il capo per spingerli indietro, rimetterli a posto, e il profilo puro, dal naso gentile, si stagliò netto contro l’azzurro del cielo. E, con grazia, quasi impercettibile, allargò leggermente le gambe. Il suo vello si rivelò in tutto il suo splendore. Per un attimo.”
La Vergine
Arianna, una ragazza quasi vergine, Eleanor la vuole destinare al proprio marito Jean-David. La giovane vergine sorprenderà la sua maestra.
Di seguito un brano estratto dal racconto:
La ragazza è già in tenuta da tennis e gioca con il maestro. C'è una fila di panchine subito al di là del campo e Eleanor vi si siede. Poi, per la prima volta, guarda bene la giovane atleta.
La bellezza di lei la sbalordisce.
Alta, slanciata, dalla pelle delicatissima, d’un bianco leggermente roseo, leggera e flessuosa come una ballerina, vede che ha gli occhi nocciola, dal taglio perfetto, d’una tinta indefinibile che hanno dei lampi d’acciaio brunito, cosi scuri che può distinguerne il colore da dove siede. I capelli sono biondi e fini, lunghi. Le arrivano alle reni e quando corre e deve sporgersi per un colpo schiacciato o un colpo piazzato, si spandono al vento come un manto. Belli, eterei, meravigliosi, pieni di luce e di riflessi. Allora li spinge indietro con un movimento scattante del capo.
I lineamenti sono purissimi e quasi infantili. La bocca è perfetta, matura e mobile, rosea sul viso lievemente abbronzato. Gli zigomi li ha appena lievemente pronunciati e alti.
Nessun pittore potrebbe sperare di riprodurre lo speciale fascino di quella bellezza, il lampeggiare degli occhi, i mille piccoli graziosi particolari che, in se stessi indescrivibili, completano quella femminile perfezione.
Si muove sul campo con una grazia squisita. Le gambe sono lunghe e superbe, straordinariamente formate, con curve sensuali; la pelle è liscia e levigata, setosa, brillante, rara da trovare.
La morbida maestà di quelle forme senza difetti irradia un caldo splendore di colori indescrivibili.
I suoi seni sono colmi di rigogliosa delicatezza, I suoi fianchi oscuri di mistero.
Una bellezza che, comunque, Eleanor percepisce non essere soltanto superficiale.
Vede che gioca bene al tennis... in modo superbo. La battuta è potente, e i colpi piazzati precisi. Abile e forte nel diritto, riesce bene anche nel rovescio. Sa come schiacciare una palla alta, piazzare i colpi con scaltrezza e spesso sorprende il suo maestro.
La ragazza l’ha notata. Di quando in quando, le scocca un'occhiata. E, se incrocia il suo sguardo, volta rapidamente la testa.”
Elena – L’Amico
Elena, fotomodella, in un attimo di smarrimento cede al suo migliore amico.
Mentre attraversa la strada una folata di vento l'avvolge, alzandole la gonna sino alle mutandine. Sia Simone che i giovani del bar possono così ammirare l'impudico splendore delle sue gambe. Lunghe, svettanti, dinamiche. Gambe da ginnasta, seducentemente sensuali, aggressive, i cui muscoli sembrano muoversi al suono di una musica interiore. La loro immagine è luce, colore, forma plastica. Sono gambe da sogno. I giovani mormorano qualcosa, forse un complimento. Simone avverte un leggero indurimento del pene.
Elena se ne accorge e fa finta di scandalizzarsi, poi domanda:
- Dove andiamo?
- Non molto lontano da qui. Ho un cottage. Da sul mare ed ha una terrazza da cui si gode una vista incantevole. Per di più la spiaggia è privata. Potrai prendere il sole completamente nuda.
- Simone stai scherzando?
- Ti sembro uno che scherza? Piuttosto ti senti pronta a finire il servizio.
- Sì.”
Elisa – Visione Notturna
Elisa, in una folle notte d'estate, tra le braccia di Massimo dimentica finalmente suo marito.
Sta nuda nella luce rosseggiante del fuoco. E’ slanciata e bianca simile ad una ninfa uscita per respirare dal verde dell'oceano, e resta del tempo con la testa gettata all'indietro, le braccia stese in alto, come invocando qualche spirito lassù fra le stelle.  Massimo guarda curioso mentre ella acconcia i capelli saturi d'acqua. La pioggia ha rinfrescata l'aria, e il tonico della frescura, con i dolci profumi dei balsamiferi e degli abeti, fa danzare il sangue di Elisa nelle vene. Dimentica il malessere del tempo passato sotto la pioggia, dimentica Oliviero, il marito, e quanto lui le ha detto. Ella, dopo tutto, è come una belva libera, un fiore della foresta, selvatica come i fiori sotto i suoi piedi, dolce come loro, e in quelle ore che seguono la tempesta non vede nulla ne pensa a nulla che possa nuocerle. Danza intorno a Massimo col mare dei suoi capelli ondeggiante attorno a lei, il corpo nudo biancheggiante tra il nero, gli occhi sfavillanti, la bocca ridente della propria felicità irragionevole, la felicità di essere viva, di riempire i polmoni dell'aria profumata della notte, delle stelle e del cielo sopra di lei.”
Patrizia - Controluce
Racconto di un erotismo carnale. Patrizia intrattiene piacevolmente il suo dirimpettaio di casa in un gioco in cui l'amore fisico assume caratteri surreali.
Le mucose della vulva cominciano a trasudare piacere, creando lunghi rivoli vischiosi nello splendido interno delle cosce. La clitoride tesa, accrescendo di volume, si infiamma sempre più e sembra ad ogni istante  prossima a esplodere. Teme per un istante che l'uomo abbia già goduto, ma poi sospira di sollievo: ha solo cambiato posizione per poterla osservare meglio.
L'aroma della vulva è acuto, eccitante. La tensione, il coito immaginato, simulato, l'uomo che la scruta, tutto contribuisce ad alimentare in lei una esaltante ebbrezza sensuale. Adesso rimpiange che l'uomo non le sia accanto. Sa che non è possibile, e tuttavia lo desidera ardentemente. Ormai avverte nettamente il propagarsi del piacere.”
Eleonora - Tradimento
Racconto, che trae ispirazione da un romanzo di Fausto Maria Martini, Il cuore che mi hai dato. Si narra di un doppio tradimento che si consuma durante una serata mondana. E’ la storia di Eleonora e Claudio, che si amano, ma che in un momento di follia cedono ai loro sensi. Ma se la donna non mostra gelosia, così non è per Claudio che si rode sino a quando ….
Le labbra della donna si posarono nuovamente su quelle di lui, quando nella sala si fece subito silenzio, e qualcuno abbassò il tono della luce, così che dove prima era, tutta in giro, una accesa luminosità di gote e di sguardi infiammati dall'eccitazione del convegno, dell'ora e del vociare confuso, non c’era, adesso, che uno sparso pallore di volti silenziosi protesi verso un solo punto chiaro, là in fondo, dove apparve, in un leggero groviglio di veli che vestiva un alito, un impeto di volo, più che un corpo di donna, la famosa danzatrice che già disegnava il suo primo volo; così aerea che sembrava tramare l'intrico complicato con i fili di luce che piovevano intorno a lei.
Fu così che, quasi per rabbia, rispose al bacio di Laura Bresciani, che, esultante per aver finalmente espugnato la volontà di quell’uomo, si affrettò a sbottonargli la patta dei pantaloni e ad estrarre il fallo che già dava segni di erezione.
Ormai era troppo tardi per ritirarsi. Il desiderio, le labbra della donna, la sua mano che gli accarezzava i testicoli con dolcezza e delicatezza, tutto contribuì allo svilupparsi di un desiderio inarrestabile.”
Irma – Il Ballo in Maschera
Racconto che si svolge in un immaginario paese che per tutto l’anno segue rigide regole di moralismo, ma che a Carnevale, durante il veglione, permette ogni genere di depravazione sessuale.
Qui il giovane Lelio Fornari chiede ad un’aristocratica, chiamata la Principessa, di fargli vedere il seno. La donna senza esitare obbedisce. Da questo antefatto si sviluppa la storia che trova ispirazione da Oro, Incenso e Mirra di Alfredo Oriani e da Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, da cui è stato tratto il film Eyes Wide Shut con Nicole Kidman.
“- Stavo ammirando il vostro seno.
Ella abbassò lo sguardo sull’audace scollatura. Si intravedeva il principio dei capezzoli, d’un rosa chiaro, delicato.
- Sarebbe troppo chiedervi di farmeli ammirare?
La donna abbassò lo scollo dell’abito e si aprì il corpetto.
- Grazie, principessa.
- Mi avete riconosciuta? - domandò con un tremito nella voce sottile, abbassando vezzosamente il volto sotto il mascherino per guardare il corpetto che teneva ancora slacciato.
- Talento di seduttore! - l'altro replicò, mentre il gruppo delle maschere si scioglieva come per incanto a quel nome di principessa.
Infatti Lelio Fornari, non ancora celebre, ma già abbastanza noto per un romanzo crudele di satira contro le signore della città, aveva pronunciato quel titolo con una inflessione di voce ben diversa dal tono mordace, col quale da mezz'ora teneva testa agli attacchi di tutte quelle mascherine borghesi. In fondo il suo spirito, bizzarro ed altero, si compiaceva di tale minimo trionfo al veglione del grande club cittadino, ove capitavano talvolta anche le dame dell'aristocrazia clericale.”
Consiglio ai Seduttori
Consigli ai Seduttori di Eleanor LeJune è tratto da Tentazioni e ci racconta di come un seduttore circuendo il marito di una donna arriva a possederla tramite le parole che le fa pervenire suo tramite. Un piccolo gioiello sull’arte della seduzione.
Era stata Claudine ad organizzare quella serata. Alain Servadac aveva sempre pensato che il massimo dell’erotismo lo si raggiunge quando una donna si concede a tre uomini o più. Ella ha le risorse per soddisfarli tutti contemporaneamente, al contrario dell’uomo che queste risorse non le possiede. Aveva espresso questa sua convinzione a Claudine che, ridendo, gli aveva detto:
- Bene, vediamo se ciò che affermi è vero?
Ed aveva fissato per quella sera un incontro tra lui e le sue amiche.
La prima ad arrivare era stata Eleanor, di cui aveva sentito tanto parlare, ma che non aveva mai avuto l’occasione di conoscere. Si era attardato a guardarla, con palese stupore, a causa della sua bellezza straordinaria, del suo vestito vertiginosamente scollato, ma pudico al tempo stesso: non mostrava nulla che non potesse essere mostrato.
Quando si era seduta sul divano si era chiesto se indossava la biancheria intima, ma la fugace visione dell’interno delle sue cosce, l’ombra nera che aveva intravisto, non gli avevano permesso di darsi una risposta.
Subito dopo era giunta Ariane. La bionda esile Ariane, dal corpo nervoso ed i seni appuntiti, dalle labbra piene e turgide che tante volte si erano richiuse sulla sua virilità portandolo lentamente ad un piacere che non aveva eguali.
Aurelie, alta, esile, flessuosa, corpo slanciato e seno alto, indubbiamente la più bella della compagnia con quelle sue gambe lunghe, indecenti nella gonna corta e stretta, e con quelle sue mani fini e delicate degne delle sue caviglie sottili, era stata la terza ad arrivare. Lo aveva salutato cordialmente baciandolo lascivamente, quasi ad anticipare la serata. Si conoscevano, ma non avevano mai avuto l’occasione di portare a termine ciò che più volte avevano iniziato nel corso delle varie feste a cui avevano partecipato.
Josephine e Claudine erano state le ultime ad arrivare. Claudine, la cara amica Claudine, bella e sensuale con la sua schiena flessuosa, con le sue natiche morbide e appetitose, tremendamente impudiche, nude (non mai portava mutandine) sotto una gonna tanto trasparente quanto stretta. Gli aveva sorriso e poi gli aveva presentato Josephine de Bardon, le cui leggendarie avventure erotiche erano note in tutta Parigi.”
Professore di Belle Lettere
Racconto liberamente ispirato ad un racconto di Anton Cechov.
Sergio Kapitonovic Ahinejev, per un equivoco alimentato da lui stesso, porta tutti a credere che abbia una relazione con la bellissima cuoca Marta.
Sergio Kapitonovic Ahinejev, professore di calligrafia, festeggiava il fidanzamento della propria figlia Natalia con Ivan Petrovic Losciadihin, professore di storia e di geografia. Nel salone si pranzava, cantava, danzava e suonava.
Quando scoccò la mezzanotte, il padrone di casa si recò in cucina per vedere se tutto fosse pronto per la cena. La cucina era tutta impregnata di un gustoso odore che si alzava dall'arrosto dei tacchini e da altri numerosi piatti. Attorno alla tavola si muoveva Marta, la cuoca.
Costei era una bella donna. Certo non raffinata, un po’ in carne e goffa nei movimenti, ma con  due splendidi occhi neri, una pelle alabastrina, due labbra rosse, carnose, sensuali, un seno ampio e voluttuoso e fianchi ben proporzionati con il resto del corpo.
Era stata assunta pochi mesi prima su segnalazione di una amica della moglie.
— Fammi vedere lo storione, Marta — le disse Ahinejev.
Con cautela, Marta sollevò un foglio di carta unta d'olio e sotto di esso apparve, in un lungo piatto, un grosso storione adorno di maionese.
Ahinejev guardò il pesce e giù occhi gli brillarono d'ingordigia. Strinse le labbra, poi diede uno schiocco. Rimase ancora un attimo in ammirazione, poi schioccò di nuovo le labbra.
In quel frattempo il suo sguardo aveva avuto modo di posarsi anche sul seno della donna che si sollevava ritmicamente al suo respiro affannoso.”
La Moglie che ci vuole
Racconto liberamente ispirato ad un racconto di Anton Cechov.
Un ferroviere si reca da una mezzana in cerca di moglie. Resterà sorpreso da ciò che trova.
Si portò una mano alla camicetta come per abbottonarla, limitandosi solo ad accostarne i lembi. In realtà aveva avvertito che Stytchtine la stava fissando proprio in quel punto. Aprì quindi la mano rimettendo in vista la sommità delle mammelle candide e marmoree solcate da sottilissime vene azzurrine.
Stytchtine pensò che aveva un seno magnifico. Chissà che tipo di aureola aveva. Piccole e ben disegnate o larghe e scure. Stytchtine provò un forte desiderio di denudarle il seno. Era indubbiamente una donna bella e raffinata. Portava i capelli corti che ben si intonavano ai suoi enormi occhi azzurri, al volto magro dagli zigomi alti, al corpo elegante, flessuoso, ben delineato dalle gambe lunghissime e dalle natiche nervose.”
Il Viaggiatore di Prima Classe
Racconto liberamente ispirato ad un racconto di Anton Cechov.
Un giovane scrittore conosce quella che si può definire una donna di carattere.
Uno scompartimento di prima classe.
Sul divano ricoperto di velluto rosso, una giovane e graziosa signora sta mezza sdraiata. Ha le gambe lunghe che spuntano da una gonna che a malapena le ricopre l’inguine e che terminano in un paio di stivali di pelle leggera, aderentissima. Con quegli stivali, con il suo sguardo vacuo e leggero, con le sue gambe impudicamente mostrate, sembra una venere nascente dalle acque.
Di fronte a lei sull'altro divano è seduto un impiegato governativo per incarichi speciali, un giovane scrittore i cui racconti, o meglio detto le «novelle» come egli ama chiamarle, ambientate nelle alte sfere della società, vengono pubblicate dai giornali provinciali.
Egli la fissa in viso con lo sguardo di un conoscitore. Osserva, scruta questo carattere eccentrico ed enigmatico, lo comprende, lo afferra. Invano egli cerca di capire se la donna indossa le mutandine. Nonostante la gonna sia corta, non lo è abbastanza.”
Surama
Racconto liberamente tratto e adattato da Alla Conquista di un Impero di Emilio Salgari.
Yanez decide di riconquistare il trono dell’Assam come dono di nozze per la sua fidanzata Surama. Tra i due si è instaurata una forte intesa sia a livello sentimentale che a livello sessuale, tanto che non disdegnano di concedersi qualche orgia.
Avvalendosi dell’apporto di Sandokan, Tremal-Naik e Kammamuri, con un astuto colpo di mano conquista la piena fiducia dell’usurpatore Sindhia. Solo le malefiche trame del consigliere di quest’ultimo, il greco Teotokris, porranno in seria difficoltà l’indisciplinato portoghese.
Qui proponiamo un estratto del romanzo in due narrati.
Nel primo narrato, sono raccontati i fatti che attengono all’incontro di Yanez con Sandokan e Tremal-Naik. Yanez notando l’interesse dei due uomini per la sua fidanzata, come gesto di riconoscenza e di ospitalità chiede a Surama di concedersi loro. La ragazza accetta a patto che sia posseduta contemporaneamente da tutti e tre.
Nel secondo narrato, Sandokan libera Surama dalla sua prigionia ed ha con lei un rapporto sessuale che turba la ragazza, in quanto effettuato senza il consenso di Yanez. Di fatto un tradimento.
Il romanzo termina con la vittoria dei tigrotti guidati da Sandokan. Surama, con Yanez a fianco, è la nuova “rhani” dell’Assam; Sindhia l’usurpatore, impazzito, viene rinchiuso nel manicomio di Calcutta. Ma contrariamente al previsto, Teotokris non è morto.
Fathma
Racconto liberamente tratto ed adattato da La Favorita del Mahdi di Emilio Salgari
In una taverna Abd-El-Kerim assiste alla danza orgiastica di un’almea e rimane colpito dalla selvaggia sensualità della donna e dalla sua bellezza incomparabile. Già promesso alla bella ma spietata Elenka, sorella dell’amico Notis, Abd-El-Kerim cede al fascino di colei che, rapita e forzatamente designata quale favorita del Mahdi, è riuscita a fuggire travestita da danzatrice.
Qui vengono riportati i primi due capitoli. Nel primo viene raccontata la danza dell’almea Fathma tale da conquistare per sempre Abd-El-Kerim. Nel secondo viene narrato il salvataggio di Fathma nel deserto arabo da tre negri che la stanno violentando.
Brano estratto dal racconto da La Favorita del Mahdi
La donna che entrava era una creatura di bellezza straordinaria, irresistibile, una di quelle creature nelle quali sembra che gli Dei abbiano voluto dare un saggio della forza di bellezza, di seduzione e di incanto a cui può arrivare una donna. Poteva avere appena vent’anni, alta, snella, vivace, dalle forme voluttuosamente tondeggianti e stupendamente sviluppate.
Era di colorito bruno, ma di un bruno caldo, con una testa superba, con grandi occhi neri, tagliati a mandorla, vivi, scintillanti come neri diamanti, sormontati da folte sopracciglia arcuate, labbra coralline, carnose, procaci che lasciavano vedere i candidi denti, che parevano purissime perle. Dal rosso tarbusch scendevano fluttuanti e profumati capelli che ricadevano come vellutato mantello sulle levigate spalle.
Vestiva una leggera gonnella di seta azzurra, ornata di frange d’oro, stretta mollemente sotto il seno, colmo ed appuntito, le cui rosee aureole perforavano la stoffa in un intrigante gioco di trasparenze, da una ricca cintura tempestata di stellette d’argento e scendente fino ai calzoncini bianchi che le coprivano le gambe, anch’essi trasparenti a mostrare un vello nero di perfette proporzioni; un giubbetto rosso avrebbe dovuto racchiuderle armonicamente il turgido seno, ma, ad arte, era stato lasciato aperto. Gran copia di aurei cerchietti d’oro le rifulgevano attorno alle nude, bellissime e tondeggianti braccia.
- Ah! L’ammirabile almea! – esclamò Notis.
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L’almea, con gli occhi chiusi e le labbra semiaperte, trasmetteva una sensualità segreta. Senza essere toccata da mano d’uomo, ne penetrata da una virile verga, raggiunse il culmine del piacere sotto lo sguardo divoratore dell’ufficiale egiziano.
Cadde a terra, come colpita da una folgore invisibile, si stracciò i calzoncini esibendo con selvaggia superbia la più bella vulva che uomo possa aver mai visto. Gonfia di femminile sensualità, la fessura del sesso, inumidita dalla rugiada del piacere, saliva alta sino a perdersi nel triangolo nero della fine peluria, offrendosi agli occhi degli uomini profonda e netta. Un abisso di voluttà
Come colpiti dalla folgore invisibile che la danza aveva trasmesso loro, dalla sensualità che emanava dalla folla, opprimente, contagiosa, alcuni giovani avevano estratto le loro verghe dagli abiti e si masturbavano intorno al corpo dell’almea, che stesa per terra continuava ad avere un orgasmo infinito.
I suoi occhi erano fissi sulle mani di quegli uomini che, senza grazia, praticavano un rudimentale su e giù, cercando un piacere non raffinato ma immediato. Solo uno di loro faceva sì che la mobile pelle del suo sesso scivolasse con lentezza lungo la curva della verga, per poi risalire, con altrettanta lentezza a ricoprire la punta del glande. Ogni tanto accelerava i suoi movimenti, ma non appena capiva che se avesse continuato sul quel ritmo lo sperma sarebbe esploso, decelerava, senza staccare gli occhi da quelli di lei.”
La Schiava
La resa di una nobildonna occidentale, fatta schiava, al suo sultano.
“La pelle bianca come l'avorio rifulgeva dolcemente al lume delle candele e nel riflesso delle fiammelle dorate il Sultano vide dinanzi a sé una donna, snella e aggraziata, il seno pieno e tondo, che si riversava generosamente e seducentemente fuori dalla veste. E il seno si sollevava e abbassava lentamente a ogni respiro.  
Le si accostò e con un fulmineo movimento le fece scivolare un braccio attorno all'esile vita, quasi sollevandola da terra; poi posò la bocca su quella della fanciulla, tentando di forzarle le labbra che restarono tenacemente chiuse.”
Angelica di Villa Verde
Angelica scoprirà che il serraglio del Sultano è un paradiso di delizie.
Amina le si avvicinò e le disse che doveva prepararla per la visita del Sultano. Con lentezza cominciò a spogliarla. Angelica tentò di resisterle, ma inutilmente. Fu afferrata da Sura che la tenne ferma.
Amina le tolse le vesti e le sottovesti e quando fu completamente nuda colse uno sguardo avido della donna al suo seno libero. Scoprì così che le piacevano gli occhi di Amina. Di un nero lucente. Un pò tenebrosi. Si adattavano al quel volto luminoso e regolare.
Amina allungò una mano sui suoi seni e glieli compresse leggermente. Una vampata di calore invase Angelica. Mai nella sua vita aveva provato quella straordinaria emozione che la pervadeva, nemmeno al contatto della mano di uomo. Amina sfiorava una piccola parte del suo corpo, ma sembrava che lo afferrasse tutto.”
Nella casamatta
Adattamento di un capitolo di Capitan Tempesta di Emilio Salgari in chiave altamente erotica.
II suo primo sguardo fu per la padrona.
La giovane duchessa, stesa sul materasso, completamente nuda, era in preda ad un fortissimo delirio.
Agitava le braccia come per respingere dei nemici, credendo forse di stringere ancora in mano la spada e di dare addosso ai turchi e dalle sue labbra uscivano, ad intervalli, delle frasi sconnesse.
— Là... date dentro... eccoli, salgono... le tigri dell'Arabia... ricordatevi di Nicosia... quanto sangue... quanti strazi... ecco Mustafà... fuoco su di lui... Le Hussière... la notte di Venezia... la gondola nera... sulla laguna... notte dolcissima ... la luna scintilla sulla Salute... le cupole di San Marco... Sirena incantatrice... vale il golfo di Napoli... Cos'è questo rombo che si ripercuote nel mio cervello? ... Ah! Sì, li vedo... salgono... il Leone di Damasco li guida... uccidono! No, non voglio essere violentata! Non voglio cadere prigioniera!
Un grido era sfuggito dalla bella bocca della duchessa, mentre i suoi lineamenti erano spaventosamente alterati da un'angoscia inesprimibile. Il seno, la cui bellezza colpiva El-Kadur al basso ventre, svettava teso, con i capezzoli turgidi.
Improvvisamente si era alzata a sedere, le mammelle dondolanti, impudiche, puntando le mani, cogli occhi dilatati dal terrore, guardandosi intorno senza nulla vedere, poi si era nuovamente rovesciata sul materasso, richiudendoli.”
Fulvia e Ophir – Racconti Erotici Cartaginesi
Il presente racconto è tratto da Cartagine in fiamme e narra dell’amore tra Hiram, eroe cartaginese, Fulvia, una schiava romana e Ophir, nobildonna cartaginese. Hiram si trova a scegliere tra l’amore delle due donne e la scelta che gli fa fare Eleanor LeJune non è la stessa di quella di Salgari.
Di seguito proponiamo dei brani tratti dal lungo racconto:
“Le quindici fanciulla romane furono portate dalle segrete nelle stanze dei carcerieri e qui furono denudate per essere violentate.
Fulvia inizialmente vide davanti a sé solo nere figure macchiate di bianco e di sangue. Lottava contro la nausea che le prendeva la gola. Sulle prime si irrigidì, ma quando scoprì che così facendo la penetrazione dei carcerieri era ancora più insopportabile, si lasciò andare e, d'un tratto, alla vertigine seguì in lei una calma mortale. Di colpo sentì freddo e le sue mani si strinsero attorno alle spalle dell’uomo che la stava montando.
Il contatto più stretto le comunicò calore. Si considerò fortunata: a differenza delle altre fanciulle non era vergine e le era quindi risparmiata l’onta e il dolore di quella violazione.
L’uomo che la possedeva aveva per lei come l’aspetto di una desolata maschera di morte. Da quanto tempo la stava penetrando? Cercò di sollevare la testa oltre la sua spalla per rendersi conto dell’ambiente che la circondava, ma lo sforzo che dovette fare la tormentò come una frattura dolorosa: la sera prima le avevano anche frustate.
Sentì una voce che diceva:
- Hassur, come al solito ti sei scelta la più bella. La sacrificheremo per ultima, dopo che ognuno di noi avrà goduto di lei.
Hassur doveva essere l’uomo che la stava pompando sapientemente, con calma, teso a concedersi il maggior piacere possibile.
Provò quasi una certa fierezza a quel complimento che le era stato rivolto e pur nella paura dell’imminente morte, il suo giovane corpo cominciò a reagire alla pressione della verga maschile.
Hassur, meravigliato dell’abbondante umidore della vulva, le baciò teneramente i capelli. Fulvia fu toccata dalla delicatezza del gesto, ma la compassione che gli lesse nello sguardo le provocò un moto di ribellione.
Non voleva la sua compassione, quello che ora voleva era il suo desiderio. I loro sguardi si incrociarono a lungo. Un abbozzo di sorriso stirò le labbra di Hassur. Forse quello era l’ultimo uomo che amava prima di morire. E volle sorprenderlo. Brutalmente gli disse:
- Godi nella mia bocca!
Lei si accorse che la frase lo colpì come una frustata perché il ritmo della perforazione si fece più violento, ma proprio quando stava per eiaculare si ritirò ed affondò nella sua bocca.
Le circondò con fermezza la testa con le mani e la costrinse ad ingoiare sino alla base il sesso lungo e duro. Con uno sguardo benevolmente controllato, non le nascose che provava per lei un'attrazione sempre più invincibile.
L’emozione che le comunicava quel pene la  sconvolse. Non credeva di avere una sessualità così esacerbata, incontrollabile. Ma quel fallo per lei era molto di più... Cercò di soffocare ricordi e rimpianti di quando gli stessi gesti li aveva fatti per amore di Hiram. Nulla, nulla la doveva distrarre dal suo officio! Così si sforzò di rendere la suzione la più piacevole possibile.
Una mano dell’uomo si era ancorata al suo sesso e le sollecitava il clitoride. Avrebbe voluto resistere, ma, un'ondata di languore più forte delle precedenti le fece piegare le ginocchia. Lui la sostenne, la carezzò con ancor maggiore delicatezza, portandola allo spasmo.
Lacrime di piacere le inumidirono gli occhi, mentre sollevava le palpebre alla ricerca dello sguardo di lui per cogliervi lampi di cedimento. Inesorabile la pugnalava in gola. Le mascelle cominciavano a dolerle, allora per accelerare la sua venuta gli infilò un dito nell’ano.
Uno zampillo di sperma le riempì la bocca e la soffocò, ma non lasciò la presa. Voleva che il suo godimento fosse completo. Bevve il suo seme sino all’ultima goccia.
Le urla delle sue compagne si erano fatte strazianti. Tre di loro erano già state buttate nell’orrenda fornace. Altre tre le stavano conducendo fuori. Mano mano che i soldati si stancavano di loro venivano condotte alla loro spaventosa sorte.
Il secondo soldato che la penetrò entrò con maggior facilità, senza dubbio grazie al fatto che era indecentemente bagnata. L’arò a lungo, soddisfatto dalla docilità con cui era stato accolto e dal piacere che leggeva sul volto della ragazza. Svuotò il suo seme nel fondo della sua vagina emettendo rozze grida di piacere. Fu immediatamente sostituito da un altro. Ben presto si ritrovò stordita, priva di forze, tra le braccia di quei bruti. Quando tornò in sé si chiese quanti di loro avessero sprizzato il loro seme dentro di lei o sul suo corpo. Era completamente lorda di sperma.
Molti di loro erano stati brutali e ingiuriosi e, mentre la possedevano, l’avevano schiaffeggiata selvaggiamente. Ora, il suo corpo provava solo dolore.
L’aiutarono ad alzarsi e la fecero incamminare per un lungo corridoio. Piano piano udì le grida salire di intensità.
- A morte le romane!”
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“La immerse in una tinozza d’acqua e cominciò, delicatamente, a ripulirla dal sangue delle ferite e dalle tracce di sperma che si erano coagulate lungo tutto il suo corpo.
- Hai sofferto molto?
- Le frustate mi hanno fatto male, le rigide verghe dei tuoi connazionali meno.
Il pensiero di quello che era successo la fece arrossire, ma Hiram nel buio della cabina non se ne accorse. Le sue mani si erano soffermate sul suo seno e lo carezzavano amorevolmente, senza cupidigia, quasi a trasmetterle quel senso di tenerezza che doveva provare l’uomo in quel momento. La stessa tenerezza che sentiva debordare in lei.
- Perché mi hai salvata? Non valeva la fatica di esporti ad un così grande pericolo per strappare alla morte... chi? Una popolana, una figlia della terra, sia pur della terra romana.
- Colei che un tempo ho amato, – disse.
- Un tempo? Ora, non mi ami più? - domandò la romana.
- Il tempo passa e a volte fa dimenticare. Dovrai perdonarmi, ma oggi ti amo come una sorella.
- Come una sorella? Mi ferisci, Hiram, ma senza di te che cosa sarei a quest'ora? Un pugno di polvere e quale dolore avrebbe causata la mia morte alla mia vecchia madre!
- A tua madre! - esclamò stupito il cartaginese.
- Ella è qui!
- Sì, Hiram.
- E come vi trovate voi in Cartagine mentre vi lasciai liberi e felici nell'Etruria?
- Tu non conosci la mia storia, eppure credevo che tu sapessi che io fossi qui.
- Lo ignoravo, Fulvia. Se io ne fossi stato informato sarei ricorso ai miei amici per liberarti e ricondurti in patria. Qui le navi fenicie che trafficano con Neapoli e Puteoli non mancano e mi sarebbe stato facile rinviarti al tuo paese.
Questa volta fu la fanciulla che si mostrò intensamente sorpresa.
- Mi avresti rimandata in Italia! - esclamò con accento di dolore. - Tu dunque non ti eri recato coi tuoi numidi sulla piazza di Melkarth per salvarmi?
La mano dell’uomo si era allontanata dal suo seno, causandole come un senso di abbandono.”
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Ophir con un gesto rapido si sbarazzò della sottile veste che l'avvolgeva tutta, esponendosi nuda allo sguardo dell’uomo. Era una bellissima creatura, di diciotto anni, dai lineamenti purissimi e dolcissimi, la pelle leggermente abbronzata, coi capelli e gli occhi nerissimi. Le gambe erano lunghe e affusolate, con le caviglie fini, i polpacci ben disegnati e con le cosce affusolate che terminavano su due natiche di superba fattura.
Lo sguardo di Hiram indugiò a lungo su quel corpo aggressivo e superbo, dalla pelle ambrata su cui spiccava soprattutto il gonfiore del sesso adornato da un ciuffo nero come la notte.
Ma era il seno a colpire la fantasia di Hiram. Un seno colmo, elastico, teso, svettante, a forma di pera, che nella sua pienezza sfidava le leggi di gravità. Si sarebbe detto che nelle sue vene il sangue asiatico si fosse mescolato col sangue iberico, perché quel seno aveva una taglia elegante e splendidamente conformata e la tinta della pelle delle donne dell'Asia Minore e dei paesi bagnati dalle acque del Mar Rosso, e la forma dolce, vellutata ed insieme ardentissima delle fanciulle della Sierra Guadarrama e delle Colonne d'Ercole.
La bocca era tumida, forte e pronunciata. Il profumo dei suoi capelli lo avvolgeva mescolandosi all’odore delicato ma intenso della vulva.”
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“Quando rinvenne la sua testa era poggiata sul ventre di Hiram. Avvertì l’odore del pene su cui ristagnavano tracce di seme. Lo prese in bocca. Il sapore era nuovo per lei, i succhi anali si confondevano con quelli seminali. Un sapore aspro che si sforzò di accettare. Radunò sulla punta della lingua più stille che potè e deglutì. Ora il fallo era perfettamente lucente e netto da ogni traccia di piacere.
- Temevo di non rivederti più mai, Hiram. Ancora pochi giorni che tu avessi tardato e la mia felicità sarebbe stata finita.
- Ti vuol sposare il vecchio Hermon?
- Non te l'ho annunciato col piccione?
- Chi è il mio rivale? Qualche miserabile mercante?
- Hermon non ama che gli uomini che trafficano.
- E disprezza i forti che hanno difeso Cartagine ed il suo commercio - aggiunse Hiram con furore. - Che la lupa romana non piombi un giorno su questa maledetta città!... A chi ti ha promesso quel vecchio?
- A Tsour.
- Giovane?
- Ha la tua età.
- Quando si celebrerebbero gli sponsali?
- Fra tre giorni.
- Dove?
- A Utica, nella villa d'Hermon.
- Sulla riva del mare! - esclamò Hiram. - Le nozze finiranno con coppe di sangue anziché di vino, te lo giuro.
- Hiram! - esclamò la fanciulla spaventata.

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