mercoledì 29 maggio 2013

Racconti Erotici per una sera d'inverno

Racconti Erotici per una Sera d'Inverno




Sinossi

Al costo di un e-book altri sei in omaggio. 
Questo e-book di Eleanor LeJune, Racconti Erotici per una Sera d’Inverno, ora completamente rivisto ed ampliato con i suoi migliori racconti, provenienti dalle raccolte La Cimiteriale, Racconti Erotici di Primavera, Alphonsine e Henriette, Tentazioni, Le Stagioni del Cuore, pubblicato sotto le pseudonimo di Feriha Yilnazha, ha dominato per mesi e mesi (è stato primo nella Sezione Letteratura Erotica da gennaio 2012 ad agosto 2012) la piattaforma di vendita Amazon. Questo è attestato anche da La Repubblica in un articolo di Stefania Parmeggiani che scrive il 22 gennaio 2013: “I nostri numeri - continua Santarelli - rispecchiano quelli del mercato degli ebook, il fenomeno è agli inizi ma capita che ci sia chi entra nella top ten dei libri più scaricati. Max Dezzi con Amazzone di San Giorgio, Alessandro Venturini con Amabilmente condannato a moglie, Laura Bondi con Il diario di una cameriera, Vera Q con La scatola di cioccolatini di Silvia ed Eleanor LeJune, pseudonimo dietro cui si cela la misteriosa autrice di Racconti erotici per una sera d' inverno. Un genere non casuale: l' erotismo sembra avere conosciuto, proprio grazie al digitale, una nuova fortunata stagione.”
Tutti racconti felici nel loro andamento narrativo, perfetti nella loro dinamica, che sanno ritrarre con straordinaria efficacia e misura una galleria eterogeanea di personaggi tra i più stimolanti della letteratura erotica. Sarebbe un vero peccato lasciarsi sfuggire questi racconti intrisi di un sottile fascino erotico, a volte appena accennato, a volte più esplicito, ma mai fine a se stesso. Il tema dell’erotismo a volte è trattato con tono distaccato e ironico, a volte in un’atmosfera sospesa tra la fisicità dei corpi e la spiritualità delle menti. Credo che il miglior modo per capire Eleanor LeJune sia capire il concetto che ha lei della narrativa in generale e del racconto erotico in particolare. Diciamo subito che diffida di quella narrativa enigmistica, abile ma rovinosamente stravagante. E, qui, potremmo citare una miriade di scrittrici, stupendamente allineate con il sistema, che, nella ricerca di una ideologia inesistente, costruiscono romanzi e racconti dai paroloni altisonanti senza concedere nulla alla sostanza. Inoltre, Eleanor LeJune rifugge dalla moda del momento, dalle varie sfumature di grigio e di rosso, dallo sbattere d’ali di farfalle, non perché questi romanzi non siano belli, ma perché la ricerca della scrittrice è indirizzata al racconto intimista, all’attimo della fisicità, alla creazione della tensione erotica. Nei suoi racconti cerca sempre di fondere l’anima con il corpo. In un certo senso, la scrittura della LeJune ha il sapore del romanzo surrealista. E, questo surrealismo, lo si trova nella costruzione onirica di alcuni di questi racconti, in particolare Irma, il Ballo in Maschera e Il Sogno. Scrittrice amata e odiata, è stata ripetutamente presa di mira, ma inutilmente perché il lettore sa riconoscere sempre quando una recensione è falsa e pretestuosa. Comunque per conoscere meglio questa autrice basta rifarsi al blog E-Books Writers. Inoltre questo e-book dà la possibilità di prelevare un estratto di esso, estratto che non si limita a poche pagine ma che dà ampia possibilità di valutazione. E, una scelta personale, è sempre meglio di una scelta guidata da altri. Ritengo che affidare il proprio cervello a terze persone sia sempre sbagliato.
158 pagine, corredate da immagini e da apparati critici. Un e-book, particolarmente curato sotto il profilo grafico, che vale la pena di acquistare anche per i gadget allegati che sono altri 6 e-book, gratuitamente prelevabili alla fine dell’e-book e che sono: Erzsébet Báthory, Breve Storia della Letteratura Erotica, Emmanuelle, La Rosa de Fer di Jean Rollin, Portfolio Glamour – Le Attrici di Jean Rollin, Portfolio Eleanor di Paul Silvani.

Dettagli prodotto

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 3084 KB
  • Lunghezza stampa: 416
  • Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
  • Lingua: Italiano
  • ASIN: B00DGXJZF4

Presentazione Racconti

I racconti
Il Racconto di Leo
Nel racconto, Il Ritorno di Leo, Valeria fa di tutto per rubare ad Evelina, la sua sorellastra, il fidanzato che ella ha amato per tanti anni in segreto.
E’ un racconto intenso e toccante che analizza i sentimenti umani, restituendo ai protagonisti della storia tutta la loro sofferta ma anche gioiosa umanità. Essi si muovono sulla scacchiera di un gioco che sembra prestabilito ma che in realtà è imprevedibile nella sua sotterananea coscienza della sua fascinazione.
Senza toni celebrativi è un racconto che ci dà un affresco di una banale storia d’amore, come sono banali tutte le storie d’amore, ma colorandola con uno smagliante mosaico ricco di sensazioni in cui all’ampio respiro della narrazione si alternano i sogni più intimi, le emozioni, i drammi e i sentimenti di un piccolo nucleo familiare.
La lettera di Leo giunse una mattina in cui Evelina non era in casa. Valeria, dal mittente apprese che era di Leo e, nonostante i lunghi cinque anni trascorsi dall’ultima volta che l’aveva incontrato, si sentì venire meno.
Il ricordo di Leo era ben vivo nella sua mente. Soprattutto quello di un mattino d’estate. Aveva deciso di fare un bagno e quando aveva raggiunto la piscina aveva trovato Leo sdraiato e immobile a prendere il sole.
Rimase perfettamente indifferente vedendola. La cosa la contrariò. Decise di provocarlo, di vedere se riusciva a fare breccia in quell’ostentata indifferenza. Possibile che si accorgesse solo di Evelina. Lei, in bellezza, non era certo inferiore alla sorella.
Si tolse la vestaglia e rimase solo con gli slip. Non aveva indossato la parte superiore del costume. La cosa non sfuggì a Leo che si sedette in silenzio davanti a lei.
- Ti crea imbarazzo il mio seno nudo?
La domanda era stupida e retorica, si pentì di averla fatta, ma oramai non poteva tornare indietro.
- Perché dovrei essere imbarazzato? - rispose, e dopo un attimo aggiunse:
- Non porti mai la parte superiore del costume?
- No. Non credo di averne bisogno. Pensi che i miei seni ne abbiano bisogno?
L’aria era satura di caldo, non vi era nemmeno un alito di vento.
Leo li aveva appena guardati i suoi seni. Un’occhiata senza malizia, forse un po’ divertita.
Disse:
- Facciamo il bagno.
Si era rifiutata, irritata da quell’indifferenza che si opponeva ai suoi desideri.”


Eleonora – Il Tradimento
Un racconto costruito col rigore di un meccanismo di precisione. Il resoconto di un doppio tradimento, delle ragioni dell’uno e dell’altro. E, se uno è comprensibile tra due persone che si amano, l’altro è imperdonabile. Un racconto stilisticamente perfetto, straordinariamente intimista, pregnato da una fatalità incombente che lega tra loro marito e moglie. Stupenda la figura di Eleonora, sensibile e vulnerabile, che lotta con tutte le sue forze perché il suo matrimonio non vada in frantumi.
Eleonora gli aveva domandato come sopra pensiero:
— Questo vestito ti piace? Lo ritieni troppo audace?
Era seduto di fronte a lei, già pronto per uscire. E benchè avesse l'aria di pensare a tutt'altro, in realtà assaporava lentamente la gioia di vedere quella creatura che amava, quella donna che era sua, andare su e giù per la camera, dall'armadio allo specchio, prima nuda con quei suoi seni svettanti, le natiche tonde, i fianchi flessuosi e quel vello nero, perfettamente disegnato su un dolce ventre di fanciulla, e poi in quella sua veste nera che la fasciava così stretta tanto da rivelare le sue forme conturbanti.
E sotto non indossava ne il reggiseno ne le mutandine, e, nonostante quella evidente impudicizia, quando camminava, disegnando con l'impeto del suo giovane corpo un'onda oscura che le contrastava il passo, su quella fluente tenebra scendeva un’aria virginale dominata da un puro candore improvviso.”


La Lettera
Paul gli scriveva:
“Lo so che sono quindici anni che non mi faccio vivo, ma oggi sono caduto in una di quelle ore nostalgiche, nelle quali certi passati ricordi scendono nel fondo della nostra memoria e accendono all’improvviso il desiderio di avere un contatto con il trascorso. Per questo ti prego, se puoi, di raggiungermi nella mia villa di Antibes.”
Una lettera dopo quindici anni che non si erano più visti, ne sentiti. In treno, Victor Arsan occupò buona parte del tempo a ricordare quella folle estate in cui avevano corteggiato la stessa donna: Aurelie. La donna che, poi, sarebbe diventata sua moglie.”
Su questo inizio si sviluppa un racconto fatto di ricordi e di scoperta. Una lettera trovata in un cassetto fa scoprire a Victor che la moglie molti anni indietro l’ha tradito. Ma chi ha voluto fargli scoprire quella lettera e perché? Ma, qualunque sia stato il motivo, le conseguenze….
E’ un racconto soft, dove il sesso è appenna accennato. Un racconto intimista, piacevole e scorrevole che si legge tutto d’un fiato.


Il Sogno
Tratto da un racconto di Guy de Maupassant, la LeJune ci cala in un’atmosfera misteriosa e surreale. Atmosfera che colora con un po’ di sottile erotismo. “Gli parve di essere, a un tratto, in una bella città. Era Parigi; ma in quale epoca? Camminava per le strade guardando le case, i teatri, gli edifici pubblici ed ecco, in una piazza, vide una grande costruzione molto elegante, civettuola, attraente.
Si impressionò, perché sulla facciata era scritto a lettere d'oro:
«Opera della morte volontaria».”
E andremo alla scoperta di quell’Opera della Morte Volontaria, guidati da belle ragazze che indossano procaci divise e che non amano sorridere.
Dall’incipit:
Il Capitano Danrit prese i giornali che il postino aveva portato proprio allora e se ne andò a passi lenti sulla riva della Senna per leggerli.
Il fiume si allungava davanti alla sua casa, senza una grinza, colorato dal sole del mattino. Era una bella, ampia, pigra distesa di argento fuso, qua e là macchiata di porpora. Dall'altra parte del fiume, grandi alberi disposti simmetricamente componevano lungo tutto l’argine una verde muraglia.
Lo stupore della vita che ricomincia ogni giorno, della vita giovane, allegra, ardente, fremeva tra le foglie, palpitava nell'aria e vibrava sull'acqua.
All’interno del giornale, alla terza pagina, trovò scritto: «Statistiche dei suicidi» e seppe che, in quell'anno, più di 8500 uomini si erano uccisi.
Li vide immediatamente! Vide quella strage orrida e volontaria di disgraziati stanchi di vivere. Vide uomini malridotti, la mascella sfracellata, il cranio sbriciolato, il cuore traversato da un proiettile, che morivano lentamente, soli in una squallida camera d'albergo, dimentichi della loro ferita, con la mente rivolta alla propria infelicità.”


Ritrovarsi
Una donna si vendica del tradimento del marito concedendosi a più uomini contemporaneamente e fa in modo che il marito lo scopra, ma la vendetta spesso è amara. E’ un racconto in cui Eleanor LeJune sa fondere spiritualità e fisicità in un ritmo incalzante di sensazioni che profumano e che assumono una consistenza tattile. E’ un racconto realistico, perverso, romantico, tenero, cinico e raffinato.
Dopo averli sfiancati per tutto il pomeriggio, ora dormivano. Dalla porta socchiusa il respiro arrivava calmo, uguale. Ritmo senza sussulti, tenue come un eco lontano, profondo e misterioso.
Seduta completamente nuda davanti al tavolo della sua toilette, Eliane ascoltava. E pensava che il sonno era benevolo per quegli uomini che più volte avevano sprizzato il loro seme nei suoi orifizi, se così dolcemente chiudeva loro gli occhi e, forse, li faceva sognare di possedere ancora il suo corpo, se il breve e ritmato suono del loro respiro era interrotto ogni tanto da sospiri.
Era stato faticoso soddisfarli quel pomeriggio. Forse tutti gli amplessi della sua vita erano stati ugualmente faticosi, a causa della sua morale rigidamente cattolica che le aveva impedito di vivere con serenità le fantasie sessuali che le chiedeva il marito, ma ora sentiva la stanchezza fisica e spirituale dell'ultimo.
Pareva che il cruccio segreto, dominato per tutta la giornata, avesse rotto i fragili argini della sua coscienza. Avevano preteso da lei cose che non si sarebbe mai sognata di fare e pure le aveva fatte. E, benchè la vergogna le colmasse l’anima, si era lasciata andare ed aveva goduto, gridando a squarciagola tutto il suo piacere.
Si era così vendicata del tradimento del marito. E, nella sua perfidia, aveva fatto sì che la sorprendesse proprio nel culmine di quell’amplesso multiplo. No uno, ma ben quattro uomini.
Charles era entrato nell’attimo in cui tutti e quattro stavano eiaculando sul suo corpo dopo che li aveva stimolati con le mani, con la bocca, con l’ano e con la sua umida fessura. L’aveva trovata in una pozza di sperma, con gli occhi dilatati dal piacere e la voce rotta dalle urla.
Ed ora dormivano. Non si sentiva di loro che il respiro quieto, pacificato. Non li aveva mandati via, per affondare ancora di più la lama nel dolore del marito.
Dall'altra stanza arrivava un rumore di passi. Ritmo sempre uguale. In quella stanza no, non sarebbe disceso il sonno. E nemmeno nella sua, forse. Con le braccia appoggiate al tavolo e la testa fra le mani, seguiva uno per uno gli inesorabili passi che parevano schiacciarle il cuore.”


Le Mutandine di Pizzo Nero
Nel racconto, Le Mutandine di Pizzo Nero, forse uno dei migliori racconti soft di Eleanor LeJune, un intero paese si domanda di chi siano quelle mutandine trovate nel letto del più grande seduttore del paese. Attraverso gli occhi di una scanzonata ragazza passeremo in rassegna tutte le miserie umane.
La figura della protagonista del racconto è quella di una giovane donna che non si ritrae di fronte agli eventi della vita ma che, anzi, ne prende parte attiva. La sostengono una spontanea curiosità e il coraggio delle proprie azioni. E benchè nella sua breve vita ha conosciuto la passione, la povertà, gli eccessi della gioventù, la disillusione e la certezza di un mondo che sta crollando, pure continua a sognare e sperare, e attraverso i suoi sogni e le sue speranze si torna a sorridere.
Ma s'avvicinavano i signori Lefavre. Una coppia strana. La donna era alta un palmo di più di suo marito, il quale rideva sempre, mentre la moglie aveva sempre un’aria schifata. La loro vita in comune doveva essere delle più insopportabili. Ma quel giorno, miracolo, li vedeva a braccetto. Con Janine si conoscevano appena. Tuttavia si salutarono. E l’uomo non mancò di infilare il suo sguardo nell’ombra della sua gonna.
— Certamente lei sa già la questione... — le disse con tono cortese il signor Lefavre.
— Sì, m'hanno riferito che un tale ha scacciato la moglie...
— Leblanc. La cosa è venuta a galla perchè la signora Leblanc ha dimenticato le sue mutandine di pizzo nero nell'appartamento da scapolo del signor Bouget... Ed ecco che la cameriera del signor Bouget, il giorno dopo, ha riportato a casa di lei le mutandine... e così c'è voluto poco a capire...
— Povero Leblanc! — disse Janine, tanto per dir qualcosa.”


Il Mediocre
Nel racconto, Il Mediocre, un uomo comune, ne bello, ne affascinate, che si è chiesto per tutta la vita perché sua moglie, una bellissima e straordinaria donna, l’abbia sposato, verrà a saperlo casualmente da un suo amico da poco rientrato dall’estero.
E’ un racconto soft dall’ironia graffiante, dal sarcasmo feroce. E’ un racconto dalle connotazioni tutte particolari, in cui all’intreccio e all’intrigo, alla trama e allo sviluppo della stessa e al colpo di scena finale, si affianca un’accuratezza di scrittura  che lo valorizza enormemente.
Isabelle gli aveva domandato come sopra pensiero:
— Questa acconciatura dei capelli ti piace? Sta bene così?
Alain si meravigliò. Era la prima volta, dopo quattro anni di matrimonio che gli chiedeva un parere sulla sua toelette.
Era seduto di fronte a lei, e non potè fare a meno di ammirarla ancora una volta. Sorrideva appena, una creatura in perfetto equilibrio, affrancata da qualsiasi pensiero. Alain pensò che in vita sua, Isabelle non doveva aver avuto mai un problema.
Indossava un elegante tailleur sopra una camicetta bianca, trasparente che lasciava intravedere i rosei capezzoli. Sua moglie non indossava mai il reggiseno e d’altronde, perché? Il suo seno era perfetto.
Lo spacco della gonna saliva su in alto, sin quasi alla vita, e lasciava indovinare come ella non avesse indossato le mutandine. Una tenuta audace, quasi da donna di strada, ma Isabelle era fatta così. Alain si chiese se lo tradisse, ma non seppe darsi una risposta. Sino a quel giorno non gli aveva mai dato un motivo per dubitarne.
Dopo un silenzio, involontario, e quasi senza posare gli occhi sui suoi capelli, rispose:
— Sì, ti sta bene, certo.
Ma dentro di lui si era già domandato, e di quella domanda era pieno il silenzio che aveva preceduto le sue parole: Perchè, perchè si veste così?”


La Tombale
La LeJune sperimenta il racconto dell’orrore fuso con quello erotico. Trae spunto da un racconto di Guy de Maupassant: Le Tombali. Se nel racconto originale si parla di amore tra le tombe di un cimitero, nel racconto della LeJune si parla di una vampira che cerca le sue vittime nel cimitero di Montmartre.
L’ultima a parlare fu Josephine de Bardon, una dei più gaie e spregiudicate di loro. Era famosa in tutta Parigi per aver fatto godere in una sola notte più di venti uomini. Li aveva suddivisi in quattro gruppi, e, a turno di cinque alla volta, si era fatta possedere, facendoli godere simultaneamente con la sua bocca, il suo ano, la sua vagina e le sue due mani. Un vero capolavoro. Voler fare un elenco dei suoi amanti sarebbe stata cosa impossibile a lei stessa.
Non si era mai sposata, per intima convinzione sull’inutilità del matrimonio, ma non si considerava una scapestrata, né una depravata, ma una curiosa, una donna giovane e dagli appetiti sessuali irrefrenabili. Se un uomo le piaceva non tardava a sedurlo per poi scaricarlo subito dopo.
Donna di mondo nel senso più vasto e benevolo che possa avere questa definizione, spiritosa, profonda pensatrice, colta, oltre l’immaginabile, di agile comprensione interiore, traeva le sue analisi da ciò che aveva visto e vissuto o in cui s'era imbattuta: storie audaci dal sapore romanzesco, qualche volta buffe e filosofiche, riflessioni sarcastiche che le avevano fatto avere una gran fama di intelligenza in tutta la città.
Quella sera era stata designata quale ultima oratrice. E già tutte pregustavano la storia che avrebbe loro proposta. Anche quella volta cominciò a raccontare senza indugi.”


Alphonsine
Racconto ironico che ci mostra come a volte una facciata di trasgressione sia solo, appunto, una facciata. Alphonsine presa dal fascino della sfida che le ha lanciato il suo amante si lascia andare ad un gioco erotico che spera possa spezzare la monotonia della sua vita borghese. L’aspetta una sorpresa imprevista. In compenso l’avventura che vivrà avrà il dono dell’Illuminazione. Il potere finalmente vedere al fondo di se stessa, approdando, parzialmente e felicemente, alla conoscenza.
Anche in questo racconto la LeJune sa unire l’erotico all’idilliaco, la descrizione hard a quella dei sentimenti.
La giornata d'aprile era mite e lucente, e Alphonsine, abbandonandosi, nel giardino della propria abitazione, al felice inganno delle forze recuperate, andava valutando, con una ponderazione nella quale si insinuava tuttavia ancora un po' di languore, le varie attrattive di un nuovo incontro.
Le piaceva quel tanto di sapore di meridione che si poteva gustare in quell’uomo del settentrione, le piacevano i suoi modi rudi e sicuri, le piaceva il modo in cui la possedeva.
Le parole sei una gran troia le erano suonate a tutta prima fuori luogo, ma, poi, dopo che lei gli aveva concesso tutto, dopo che lei si era comportata come non aveva mai fatto in vita sua, non le trovava più fuori luogo.
Quell’uomo aveva risvegliato in lei desideri che nemmeno il suo subconscio aveva mai manifestato.”


Henriette: Tre volte tre
In un’atmosfera da Belle Epoque, Henriette, la tenutaria di un bordello di lusso, coadiuvata dalle sue più carissime amiche, intrattiene clienti di lusso. Una sera, sia per conquistare una sua amica sia per sfatare un mito, si concede un rapporto a tre con l’attempato Duca di Bergerac.
Racconto squisito, venato di umorismo, che unisce all’hard il gusto della descrizione, del particolare, basti osservarne l’incipit:
“Cadeva una foglia che sembrava tinta di sole, perché nel cadere aveva la iridescenza d'una farfalla: ma appena giunta a terra si confuse con l'ombra già morta. Era bastato un fruscio per scuotere tutto l'albero che cominciava a lamentarsi. D'albero in albero il lamento si estese; tutto il frutteto era agitato e sembrava non vi fosse il vento a scuoterlo, ma una forza interna, un'angoscia mista a rivolta. Giù tutte le foglie! Era inutile tenerle quando non erano più parte viva del ramo: e con le foglie cadeva anche qualche frutto. La pigna si spaccava ed i pignoli si staccavano e cadevano.
Henriette richiuse la finestra ed osservò il giovane negro che, completamente nudo, dormiva ancora……………”


L’Evoluzione di Claire
Claire abbandonata dal marito e reduce da una relazione sentimentale che, se da una parte l’ha delusa sul piano sentimentale, dall’altro le ha fatto conoscere le potenzialità della propria sessualità. Se prima Claire si concedeva solo all’uomo che amava, ora si concede solo per il suo gusto e la soddisfazione dei propri sensi. E tutto ciò lo scopre con Jean Dumenville, un suo conoscente dalla fama di sfrenato libertino.
Un racconto che è la cronaca di una resa ad un nuovo tipo d’amore, che si sviluppa con ironia sotterranea e sensibilità stilistica.
E tramite questo breve brano che riportiamo, scopriamo ancora una volta come la LeJune riesca a fondere l’idilliaco con l’erotico.
Una nuova speranza si faceva largo in lei. E, come per incanto, scoprì che quel giorno la natura rispecchiava la sua anima.
Gettò uno sguardo sul calmo paesaggio primaverile, su quella terra che non è ancora marittima e non è più alpestre, ma ha della vicina montagna la glauca ombra delle conifere e del mare, non lontano, la blanda mitezza del cielo che le sovrasta.
I colli appena ondulati che allacciano e confondono dolcemente gli estremi anelli di due catene di monti, si delineavano sul prossimo orizzonte e lo costringevano in una specie di anfiteatro vegetale digradante più e più verso una ristretta pianura tutta fresca e verde.
Nel sereno pomeriggio ancora tepido si intorpidivano all'ultimo sole i pascoli bassi e i campi bruni arati di fresco, s'accendevano di bagliori rossi le lunghe vigne che fasciavano i piedi dei poggi, frusciavano appena sui loro fianchi i boschi espansi di castagni, ma sulle vette i foschi pini s'irrigidivano puntandosi al cielo, nella loro dura austerità di begli alberi puri ed immutabili.
Avvezzo alle linee discrete ed ai festosi colori di quel paesaggio, ch'era stato tanto familiare alla sua fanciullezza, Claire lo amava e lo comprendeva come un volto d'amico fidato e fiducioso, sentendosi confusamente lieta, pure in mezzo a quella sua indefinibile ansia.
Guardò nel riflesso dello specchio che stava dietro di sé, il dorso, la vita, le reni. La lunga linea degradante delle anche e della natiche che presto avrebbero riacquistato calore e pienezza. Una nuova sensualità le avrebbe riscaldato il sangue e rinfrescato l'intero essere.
Dopo l’esperienza avuta con Jean-Pierre, pensava che la migliore parte del suo corpo fosse proprio quella curva scemante che dalle anche arrivava all'incavo della schiena, alla sonnacchiosa e immota rotondità delle natiche, piccole colline morbide e declinanti in lungo pendio. La vita indugiava lì.
Compiacendosi con se stessa, si disse che avrebbe accettato l’invito di Jean Dumeville.”


La Vergine
Nel loro eterno gioco erotico Jean-David sfida Eleanor a trovarle una vergine da traviare. Eleanor riuscirà nella sua impresa, ma sia lui che sua moglie avranno una sorpresa. Questo è il più debole dei racconti della LeJune. Scorrevole, piacevole, manca però, a mio modesto parere di quella verve sotterranea che si avverte negli altri racconti. Inoltre è privo di introspezione. Ciò non toglie che sia leggibile e da porsi su una media accettabile.
La ragazza è già in tenuta da tennis e gioca con il maestro. C'è una fila di panchine subito al di là del campo e Eleanor vi si siede. Poi, per la prima volta, guarda bene la giovane atleta.
La bellezza di lei la sbalordisce.
Alta, slanciata, dalla pelle delicatissima, d’un bianco leggermente roseo, leggera e flessuosa come una ballerina, vede che ha gli occhi nocciola, dal taglio perfetto, d’una tinta indefinibile che hanno dei lampi d’acciaio brunito, cosi scuri che può distinguerne il colore da dove siede. I capelli sono biondi e fini, lunghi. Le arrivano alle reni e quando corre e deve sporgersi per un colpo schiacciato o un colpo piazzato, si spandono al vento come un manto. Belli, eterei, meravigliosi, pieni di luce e di riflessi. Allora li spinge indietro con un movimento scattante del capo.
I lineamenti sono purissimi e quasi infantili. La bocca è perfetta, matura e mobile, rosea sul viso lievemente abbronzato. Gli zigomi li ha appena lievemente pronunciati e alti.
Nessun pittore potrebbe sperare di riprodurre lo speciale fascino di quella bellezza, il lampeggiare degli occhi, i mille piccoli graziosi particolari che, in se stessi indescrivibili, completano quella femminile perfezione.
Si muove sul campo con una grazia squisita. Le gambe sono lunghe e superbe, straordinariamente formate, con curve sensuali; la pelle è liscia e levigata, setosa, brillante, rara da trovare.
La morbida maestà di quelle forme senza difetti irradia un caldo splendore di colori indescrivibili.
I suoi seni sono colmi di rigogliosa delicatezza, I suoi fianchi oscuri di mistero.
Una bellezza che, comunque, Eleanor percepisce non essere soltanto superficiale.
Vede che gioca bene al tennis... in modo superbo. La battuta è potente, e i colpi piazzati precisi. Abile e forte nel diritto, riesce bene anche nel rovescio. Sa come schiacciare una palla alta, piazzare i colpi con scaltrezza e spesso sorprende il suo maestro.
La ragazza l’ha notata. Di quando in quando, le scocca un'occhiata. E, se incrocia il suo sguardo, volta rapidamente la testa.”


Patrizia - Controluce
Questo non è un vero e proprio racconto. E’ un flash erotico, un flash erotico piacevole e sensuale che coglie un attimo di vita che spesso molti di noi hanno vissuto: il voyeurismo. E questo voyeurismo è reso in modo magistrale: Patrizia attende un istante, poi con tutta calma si accosta all'interruttore e spenge il lampadario centrale, lasciando acceso soltanto il lume posato sul comodino da notte, che irradia una luce fioca, calda e soffusa. Infine si stira voluttuosamente e si toglie il pullover. E’ il momento di intrattenere piacevolmente il dirimpettaio di casa che, come ogni sera, la spia sino a quando lei spenge tutte le luci.


Irma – Il Ballo in Maschera
Racconto ermetico, surreale, difficile da interpretare e, per questo, ricco di fascino. E’ un racconto che si svolge in un immaginario paese ove per tutto l’anno segue rigide regole di moralismo, ma che a Carnevale, durante il veglione, permette ogni genere di depravazione sessuale. Qui il giovane Lelio Fornari chiede ad un’aristocratica, chiamata la Principessa, di fargli vedere il seno. La donna senza esitare obbedisce. Da questo antefatto si sviluppa la storia che trova ispirazione da Oro, Incenso e Mirra di Alfredo Oriani e da Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, da cui è stato tratto il film Eyes Wide Shut con Nicole Kidman.
 E’ un racconto dai colori barocchi che, citando la seconda di copertina di Doppio Sogno, edito da Adelphi nel 1977, cala il protagonista della storiain un intreccio speculare di peripezie notturne tanto inverosimili da sembrare oniriche e di fatti invadenti da sembrare sogni
E’ la storia di un desiderio insoddisfatto, la fascinazione di una ricerca irrealizzata tra inquetanti personaggi alla ricerca di un piacere effimero. Così l’incipit del racconto:
“- Stavo ammirando il vostro seno.
Ella abbassò lo sguardo sull’audace scollatura. Si intravedeva il principio dei capezzoli, d’un rosa chiaro, delicato.
- Sarebbe troppo chiedervi di farmeli ammirare?
La donna abbassò lo scollo dell’abito e si aprì il corpetto.
- Grazie, principessa.
- Mi avete riconosciuta? - domandò con un tremito nella voce sottile, abbassando vezzosamente il volto sotto il mascherino per guardare il corpetto che teneva ancora slacciato.
- Talento di seduttore! - l'altro replicò, mentre il gruppo delle maschere si scioglieva come per incanto a quel nome di principessa.”


Aurore: Un pomeriggio dimenticato
E’ la storia asciutta di una sottomissione. Il plagio di una giovane ragazza. Una esperienza sessuale allucinante che viene accettata in silenzio. Racconto che può sembrare banale, ma che invece non lo è. Nella sua semplicità ci riporta l’eterno meccanismo della persona adulta che si approfitta di una giovane e debole, alle sue prime esperienze sessuali. E’ la bravura della LeJune sta proprio nel saper fondere la narrazione di quanto appena detto con i contenuti del racconto hard. E ci riesce benissimo.
Era un episodio che aveva rimosso dalla sua memoria, ma la recente avventura vissuta nella casa di suo cugino José Pierre, glielo aveva fatto tornare alla mente. Aveva appena superato dell’esame delle superiori e si apprestava a iscriversi all’Università.
Era un pomeriggio d’autunno. Il cielo era tutto sereno. Mano mano che il sole si abbassava verso i monti, si vedeva la sua luce scendere, come ritirandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle. Un vento autunnale, staccando dai rami le foglie appassite, le portava a cadere lungo i viali. Nelle vigne, sui tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte.
Era triste e non sapeva perché. Era innamorata di suo cugino, più vecchio di lei di quindici anni e avrebbe voluto che lui si accorgesse di lei, ma lui la trattava come una bambina, guardandola a malapena e non facendole mai un complimento. Eppure, sapeva di essere bella.
Tutto questo sino a poche ore prima, quando, entrando nella sua camera da letto senza bussare, l’aveva sorpresa nuda mentre si accingeva a vestirsi dopo un bagno.
Non aveva detto niente. Si era avvicinato, le aveva baciato le labbra dolcemente, le aveva accarezzato i seni, poi, con la stessa dolcezza con cui aveva baciato le sue labbra le aveva succhiato i capezzoli. Le punte dei suoi seni si erano fatte dure e turgide.
Si era limitato a questo. Non le aveva accarezzato i glutei, non le aveva infilato una mano nella fessura che si era fatta umida, non aveva fatto altro.
Uscendo aveva ordinato:
— Ti aspetto domani pomeriggio nella mia casa di città.
Il tono era perentorio, non ammetteva repliche.”


Consigli ai Seduttori
Tratto da un racconto di Anton Cechov è il piacevole resoconto di come si possa sedurre una donna tramite suo marito.
L’alba li sorprese sfatti in un ampio letto odorante di vulva e sperma. Fu allora che Claudine lanciò una nuova sfida:
- Tu sai Alan che la moglie di Lucas è imprendibile. Per quanti ci hanno tentato tanti sono stati i fallimenti. Ora, vorremmo che tu ci provassi.
Alain Servadac sorrise.
- Io ci ho già provato e sono riuscito nell’impresa.
Claudine, introducendosi di nuovo la verga dell’amico in bocca, lo invitò a raccontare.
- Mia cara Claudine, è un sistema semplice. È il sistema più sottile, più perfido e pericoloso per i mariti. Lo può comprendere solo un buon conoscitore dell’animo femminile. Anzitutto, conditio sine qua non, è la pazienza, soprattutto la pazienza. Chi non sa aspettare è meglio che rinunci ad adottarlo. Con questo sistema, un uomo, per impadronirsi della moglie di qualcuno, deve tenersi il più possibile lontano da lei, deve cessare di frequentarla, incontrarsi con lei il più raramente possibile e rinunciare al piacere della sua conversazione. Egli deve agire a distanza, lei non deve vederlo, ma deve sentirlo come la lepre sente lo sguardo del cacciatore. Egli però non la può ipnotizzate con lo sguardo, ma col veleno della sua lingua, ed il miglior filo conduttore per tutto ciò sarà proprio il marito. Ad esempio: io mi innamoro della signora X, e voglio farla mia. Da qualche parte, al circolo o al teatro incontro suo marito: Come sta la tua signora? — gli chiedo fra l'altro. — Che donna deliziosa, te lo garantisco, essa mi piace terribilmente! Il diavolo sa quanto mi piace!”


Il Professore di Belle Lettere
Tratto da un racconto di Anton Cechov è il resoconto di un equivoco. Un equivoco che porta a svelare un segreto da parte di chi il segreto vorrebbe non fosse tale. La LeJune sa fondere l’erotismo con l’introspezione psicologica del protagonista. Il racconto del Cechov si colora così di sensualità, rendendo viva una banale situazione.
Sergio Kapitonovic Ahinejev, professore di calligrafia, festeggiava il fidanzamento della propria figlia Natalia con Ivan Petrovic Losciadihin, professore di storia e di geografia. Nel salone si pranzava, cantava, danzava e suonava.
Quando scoccò la mezzanotte, il padrone di casa si recò in cucina per vedere se tutto fosse pronto per la cena. La cucina era tutta impregnata di un gustoso odore che si alzava dall'arrosto dei tacchini e da altri numerosi piatti. Attorno alla tavola si muoveva Marta, la cuoca.
Costei era una bella donna. Certo non raffinata, un po’ in carne e goffa nei movimenti, ma con due splendidi occhi neri, una pelle alabastrina, due labbra rosse, carnose, sensuali, un seno ampio e voluttuoso e fianchi ben proporzionati con il resto del corpo.
Era stata assunta pochi mesi prima su segnalazione di una amica della moglie.
— Fammi vedere lo storione, Marta — le disse Ahinejev.
Con cautela, Marta sollevò un foglio di carta unta d'olio e sotto di esso apparve, in un lungo piatto, un grosso storione adorno di maionese.
Ahinejev guardò il pesce e giù occhi gli brillarono d'ingordigia. Strinse le labbra, poi diede uno schiocco. Rimase ancora un attimo in ammirazione, poi schioccò di nuovo le labbra.
In quel frattempo il suo sguardo aveva avuto modo di posarsi anche sul seno della donna che si sollevava ritmicamente al suo respiro affannoso.
— Ohi Ma questo è il suono di un ardente bacio! Con chi mai ti stai sollazzando, Marta? — fece una voce dall'altra stanza, e la testa calva del supplente Vanitin apparve nel vano della porta. — Ma questi è il nostro Sergio Kapitonovic!... Ma bravo!”


La Moglie che ci vuole
Tratto da un racconto di Anton Cechov è la storia di un matrimonio combinato. Racconto umoristico ed intriso di erotismo. La LeJune sa rendere con sottile erotismo le armi seduttive delle donne:
Macchinalmente la paraninfa prese il bicchierino e lo ingurgitò d'un fiato, senza batter ciglio.
Si portò una mano alla camicetta come per abbottonarla, limitandosi solo ad accostarne i lembi. In realtà aveva avvertito che Stytchtine la stava fissando proprio in quel punto. Aprì quindi la mano rimettendo in vista la sommità delle mammelle candide e marmoree solcate da sottilissime vene azzurrine.
Stytchtine pensò che aveva un seno magnifico. Chissà che tipo di aureola aveva. Piccole e ben disegnate o larghe e scure. Stytchtine provò un forte desiderio di denudarle il seno. Era indubbiamente una donna bella e raffinata. Portava i capelli corti che ben si intonavano ai suoi enormi occhi azzurri, al volto magro dagli zigomi alti, al corpo elegante, flessuoso, ben delineato dalle gambe lunghissime e dalle natiche nervose.”


Il Viaggiatore di Prima Classe
Da un racconto di Anton Cechov. E’ il racconto dell’iniziazione all’amore di un giovane e povero scrittore da parte di una bella donna, dal forte carattere.
Uno scompartimento di prima classe.
Sul divano ricoperto di velluto rosso, una giovane e graziosa signora sta mezza sdraiata. Ha le gambe lunghe che spuntano da una gonna che a malapena le ricopre l’inguine e che terminano in un paio di stivali di pelle leggera, aderentissima. Con quegli stivali, con il suo sguardo vacuo e leggero, con le sue gambe impudicamente mostrate, sembra una venere nascente dalle acque.
Di fronte a lei sull'altro divano è seduto un giovane scrittore i cui racconti, o meglio detto «novelle» come egli ama chiamarle, ambientate nelle alte sfere della società, vengono pubblicate dai giornali provinciali.
Egli la fissa in viso con lo sguardo di un conoscitore. Osserva, scruta questo carattere eccentrico ed enigmatico, lo comprende, lo afferra. Invano egli cerca di capire se la donna indossa le mutandine. Nonostante la gonna sia corta, non lo è abbastanza.”


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